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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Tonnellate di rifiuti maleodoranti “buttati” illegalmente nei campi: sei in manette

Tutte le persone finite in manette fanno parte della 'C.r.e', azienda leader nel trattamento e nel recupero dei fanghi biologici. A dare il via alle indagini le lamentele dei cittadini

Sulla carta, almeno così si presentava ai clienti, era la “maggiore realtà italiana operante nel settore del trattamento e del recupero dei fanghi biologici in agricoltura”. Nella realtà, ne sono convinti gli inquirenti, quei fanghi non venivano mai “recuperati” ma semplicemente smaltiti in maniera illecita nei campi agricoli della Lombardia, con la compiacenza e la complicità di aziende e autotrasportatori. 

Un giro d’affari, questo, che era valso all’amministratore unico della “C.r.e. spa” guadagni per quarantacinque milioni di euro in tre anni, periodo in cui lui stesso - insieme ad alcuni dipendenti - avrebbe smaltito illecitamente oltre centomila tonnellate di fanghi da depurazione. 

Con un blitz all’alba di martedì, i carabinieri del gruppo per la tutela dell’ambiente di Milano hanno arrestato sei persone e hanno portato a termine numerose perquisizioni e sequestro di beni a carico di persone “appartenenti ad una struttura criminale facente capo ad imprenditori operanti nel campo del trattamento e recupero rifiuti”. In manette sono finiti proprio l’amministratore unico della C.r.e. spa e altri cinque dipendenti della stessa azienda. 

A dare il là alle indagini sono state le segnalazioni di alcuni cittadini, preoccupati dagli odori nauseabondi che arrivavano dai territori vicini. “I primi accertamenti - ricostruiscono i militari del Noe in una nota - hanno immediatamente consentito di verificare che gli stessi provenivano dallo stabilimento di Maccastorna di proprietà della C.r.e. spa, società regolarmente autorizzata a ricevere fanghi biologici derivanti dalla depurazione di acque reflue urbane e industriali”. 

Grazie alle intercettazioni, ai controlli e ai pedinamenti, i militari sono riusciti ad accertare oltre quattrocento casi di “spandimento” illecito perché la quantità di fanghi smaltiti avrebbe superato di gran lungo i limiti previsti dalla determina provinciale che “impone prescrizioni e condizioni volte a garantire un corretto svolgimento delle operazioni autorizzate”.

Il modus operandi utilizzato - evidenziano i carabinieri - era ormai ben consolidato. Gli arrestati partivano da uno “scorretto tracciamento del rifiuto, mediante false indicazioni sui formulari dei pesi e delle caratteristiche”, quindi effettuavano “false comunicazioni di dati alle autorità preposte al rilascio dell’autorizzazione per l’utilizzo agronomico dei fanghi” e si occupavano di falsificare le analisi “dei terreni” e “dei fanghi”. Il tutto, ne sono convinti i militari, con la complicità di alcune aziende agricole e di alcuni trasportatori. 

Per massimizzare i profitti - in tre anni la C.r.e. spa avrebbe guadagnato quarantacinque milioni di euro - l’azienda nel mirino del Noe avrebbe quindi superato la quantità di fanghi autorizzati e avrebbe risparmiato sui costi di trattamento e trasporto del rifiuto. 

Oltre agli arresti, i carabinieri hanno sequestrato gli impianti di trattamento rifiuti - per un valore di circa cinque milioni di euro - di Maccastorna, Meleti e Lomello, per i quali la procura della repubblica di Milano ha disposto “la conseguente messa in sicurezza sanitaria mediante smaltimento a norma di legge dei fanghi attualmente stoccati, che avverrà sotto stretta vigilanza dei carabinieri del Noe di Milano”. 

I sei arrestati, invece, al momento si trovano ai domiciliari con il divieto di comunicare con l’esterno. Gli arrestati, al termine delle formalità di rito, sono stati tradotti presso le proprie abitazioni, con il divieto di comunicare con l'esterno.

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