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Cronaca

Bisceglie, sequestrata area avvelenata: illegittime autorizzazioni Comune

Nell'area sarebbero dovuti sorgere palazzi, uffici e centri per bambini. Nella falda acquifera le sostanze nocive superano i limiti. Indagate alcune società private e funzionari pubblici. L'assessore: "Piena fiducia nei miei uffici"

Sequestrata un'area di 300 mila metri quadri in zona Bisceglie perché piena di rifiuti tossici che avrebbero inquinato le falde acquifere. La zona era stata indicata dall'amministrazione comunale come inserita in un progetto di riqualificazione dei parchi a ovest della città in vista dell'Expo del 2015. Lì, inoltre, sarebbero dovute sorgere palazzine con 1.300 appartamenti, uffici e centri per bambini.

Secondo il pm il Comune avrebbe fatto delle autorizazzioni illegittime. In particolare la magistratura ipotizza i reati di avvelenamento delle acque, omessa bonifica e gestione di discarica. Tra gli indagati ci sono i rappresentanti di società private e alcuni funzionari pubblici che hanno dato il via libera ad una bonifica che non solo, stando alle indagini, non è mai stata fatta, ma che, data la tossicità delle sostanze presenti, non poteva essere effettuata nel modo in cui invece è stata autorizzata. Il decreto, che domani arriverà sul tavolo del gip per la convalida, è stato firmato dal pm di Milano Paola Pirotta e dal procuratore aggiunto Alfredo Robledo.

"C'era un problema grave e urgente per la salute pubblica e per questo siamo intervenuti", ha spiegato Robledo. In base ad una relazione della Asl, agli atti dell'inchiesta, infatti, nelle falde acquifere sono presenti sostanze nocive che, in alcuni casi, superano il doppio del limite consentito dalla legge.

Nell'area sequestrata è presente l'ex cava di Geregnano, attiva tra gli anni '30 e '50, e poi adibita a discarica fino agli anni '80. Nel 2007 il Comune di Milano ha approvato un 'piano integrato di intervento per riqualificare la zona e nel 2009 ha autorizzato alla bonifica le società Acqua Pia Antica Marcia spa, del gruppo presieduto da Francesco Bellavista Caltagirone, e Torri Parchi Bisceglie srl, proprietarie dei terreni, che hanno poi dato l'appalto per le operazioni all'Arcadis set srl e alla 1 Emme spa.

La zona, oggetto dell'inchiesta, non rientra nel 'perimetro' dei terreni scelti per l'Esposizione universale e, dunque, la società dell'Expo non risulta in alcun modo coinvolta. L'assessore comunale milanese Carlo Masseroli, dal canto suo, ha precisato che "si tratta di un'area privata che nulla ha a che vedere con l'Expo di Milano". Si tratta, ha aggiunto, di "un'area privata che, a fronte del progetto di riqualificazione, sarà ceduta per l'80% al Comune di Milano come parco pubblico e poi messa a sistema con gli altri parchi dell'area ovest di Milano per costituire un tassello delle future vie d'acqua dell'Expo". Con una nota, la Acqua Pia Antica Marcia "sostiene in modo assoluto la totale correttezza procedurale ed amministrativa usata nell'operazione di bonifica e messa in sicurezza".

L'assessore all'Urbanistica del Comune di Milano ha espresso piena fiducia sull'operato dei suoi funzionari. "Ho piena fiducia nei miei uffici - ha detto l' l'assessore - e sono convinto che abbiano lavorato in modo molto puntuale, peraltro d'intesa con Arpa, Asl, Legambiente e persino i comitati dei residenti del quartiere. Ovviamente ho piena fiducia anche nell'indagine della magistratura". Masseroli infine ha voluto precisare che nell'area, ora posta sotto sequestro preventivo, non è stata realizzata alcuna opera edilizia e che gli interventi di bonifica sono appena iniziati. "Non è stato rilasciato alcun permesso per costruire - ha precisato l'assessore - è stato semplicemente approvato un metodo di bonifica, già concordato con Arpa, Asl e i comitati di quartiere. La bonifica è appena iniziata. Oggi la Procura contesta questo metodo: se si accerterà che c'é qualcosa che non funziona, siamo pronti a modificarlo".

Alla base dell'inchiesta ci sono le denunce di Legambiente e di un comitato di cittadini presentate a giugno. Nelle relazioni dell'Arpa e della polizia forestale acquisite dai pm, si parla di autorizzazioni illecite e procedure "illegittime" adottate "dal Comune di Milano e avallate dalla Provincia", con un"vantaggio patrimoniale" per le società private. Stando alle indagini, infatti, con un mole di rifiuti da una parte e un terreno già contaminato dall'altra, proprio per la vicinanza con le sostanze tossiche, è stata autorizzato "un sistema di sbarramento" sotterraneo che "non rimuove gli inquinanti". Ora sono gli stessi inquirenti a segnalare la necessità di un intervento rapido, da effettuare nei

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