Accoltellò rivale durante una lite: gip concede domiciliari a Caravita jr.
Il figlio del capo ultras dell'Inter è indagato per tentato omicidio. Proprio giovedì lo stesso gip gli aveva negato il patteggiamento
Andrà agli arresti domiciliari il 21enne Alessandro Caravita, figlio del capo ultras dell'Inter Franco, che la notte tra il 5 e 6 giugno 2020 accoltellò in strada, in corso Garibaldi, un 25enne durante una furiosa lite. Lo ha disposto il gip di Milano Guido Salvini, che proprio giovedì aveva negato la richiesta di patteggiamento avanzata dai legali del giovane e dalla procura.
Secondo il gip, non vi è pericolo di reiterazione del reato, perché «il contesto» di quello che è stato qualificato dalla procura come tentato omicidio «non appare suscettibile di ripetersi». Caravita è stato arrestato il 7 giugno e ha trascorso tutto questo periodo in custodia cautelare a San Vittore. Ma la situazione del Covid, annota il gip, suggerisce di mantenere la misura cautelare in carcere solo se «strettamente necessaria». A favore dell'ottenimento dei domiciliari hanno "giocato" anche la lettera di scuse inviata alla vittima e il parziale risarcimento già effettuato. Il 21enne attenderà dunque il processo (con rito abbreviato) ai domiciliari nella sua abitazione.
Negato il patteggiamento
Giovedì è stata negata, da parte dello stesso gip Salvini, la richiesta di patteggiare una condanna a 4 anni e 8 mesi di reclusione: il magistrato non ha ritenuto la proposta congrua e proporzionata alla gravità dell'episodio. Il giovane sferrò cinque coltellate - quattro al torace e una all'inguine - ai danni del rivale, che venne portato d'urgenza al pronto soccorso del Niguarda e operato la notte stessa. Dopo una breve indagine i carabinieri individuarono il 21enne e lo arrestarono. In sede di dichiarazioni spontanee dopo il fermo, Caravita ammise le coltellate ma dichiarò di essersi difeso dalle minacce e dall'aggressione di quattro persone.
A luglio l'anticrimine della questura di Milano ha poi comminato a Caravita jr. un Daspo di quattro anni "fuori contesto", una misura che colpisce condotte violente fuori dalle manifestazioni sportive. In pratica, considerato di "indole facinorosa", a Caravita la questura ha vietato di avvicinarsi agli stadi europei per «garantire la sicurezza delle manifestazioni sportive vietando l'accesso ai soggetti che hanno manifestato comportamenti violenti, a prescindere da dove questi abbiano manifestato la propria pericolosità».