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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Chinatown, a due anni dalla rivolta ecco le condanne

Stefano Di Martino, vice presidente del Consiglio comunale di Milano e consigliere del Pdl, condannato oggi a 9 mesi di carcere dopo gli scontri polizia - cinesi del 12 aprile 2007, noti come la rivolta della Chinatown

Il 12 aprile 2007 nella Chinatown milanese era scoppiata una rivolta. Motivo del contendere una serie di controlli serrati sullo scarico e carico delle merci che aveva creato malcontento e frizioni fra i commercianti di via Paolo Sarpi. Tafferugli fra polizia e dimostranti - tutti cittadini cinesi - avevano fatto partire le indagini e oggi, dopo due anni, sono arrivate le prime condanne per 37 cittadini cinesi. Tutte pene comprese fra 5 mesi e 1 anno e 9 mesi.


Nove mesi e cinque giorni di reclusione con sospensione condizionale della pena sono stati inflitti invece a Stefano Di Martino, vice presidente del Consiglio comunale di Milano e consigliere del Pdl. Di Martino è accusato di aver preso parte alla rivolta ed è stato condannato dalla Quarta sezione penale del Tribunale di Milano, presieduta da Oscar Magi. Per lui, il pm aveva chiesto una condanna a 2 anni e 10 mesi di reclusione, ma i giudici lo hanno assolto da parte dei capi d'imputazione tra cui quello di adunata sediziosa.


Parla il lega del consigliere, l'avvocato Marco Rezzonico: "Un fatto che fa sorridere, il principio che sembra essere passato è che insultare un vigile vale 50 euro". Il legale fa riferimento al fatto che il politico è stato condannato a pagare un risarcimento di 50 euro a un agente della polizia locale che avrebbe insultato, dandogli del 'pirla', durante i tafferugli tra cinesi e forze dell'ordine del 12 aprile 2007.


Il comune di Milano, costituitosi parte civile, ha ottenuto un risarcimento a carico degli imputati di circa 75 mila euro. Questo processo - ha concluso Rezzonico - rispondeva all'esigenza di far pagare a qualcuno i costi della macchina di polizia che si è mossa quel giorno, mentre il problema non era solo di ordine pubblico, ma anche sociale".

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