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Cronaca

Rivolta a San Vittore durante emergenza covid: 12 indagati

Rispondono di devastazione, lesioni personali e altri reati

Sono dodici i detenuti del carcere di San Vittore indagati per l'episodio della rivolta in piena pandemia da coronavirus. Si tratta di cinque italiani e sette stranieri (dell'Algeria, del Marocco, della Tunisia e del Gambia), tra 21 e 48 anni, per i quali la procura di Milano ha chiuso le indagini. La mattina del 9 marzo alcuni detenuti salirono sul tetto del carcere milanese, mentre all'interno venivano bruciati stracci e materassi. Dopo alcune ore, all'esterno si verificarono scontri tra frange anarchiche e le forze dell'ordine.

Proovvidenziale, per far cessare la rivolta nel pomeriggio, l'intervento dei pm Alberto Nobili e Gaetano Ruta, che salirono sul tetto per confrontarsi con i "ribelli" e raccogliere le loro richieste, tra cui un minore sovraffollamento e altri trattamenti migliori.

Rivolta a San Vittore (foto C.R.Guarino)

Gli indagati rispondono di sequestro di persona, devastazione, saccheggio, lesioni personali e rapina. La rivolta, come in altre carceri italiane, si era sviluppata a causa delle condizioni sanitarie giudicate non sicure, e del conseguente timore che il coronavirus si diffondesse pericolosamente in strutture sovraffollate come le carceri italiane. Ma per la procura di Milano si è trattato di un piano criminale. 

Stando alle indagini, tre agenti di polizia penitenziaria in servizio a San Vittore sarebbero stati aggrediti: uno di loro si sarebbe visto puntata una lametta per obbligarlo a consegnare le chiavi. Le lesioni personali (anche di tipo psicologico) sono imputabili a questi episodi. Quattro degli indagati sono poi accusati di avere devastato il terzo e il quinto reparto del penitenziario, distruggendo le telecamere e altri oggetti tra cuii termosifoni, scrivanie, sedie, sbarre di porte e finestre.

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