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700 persone in fila / Niguarda / Via Umberto Cagni

Tensione tra polizia e stranieri in via Cagni: lacrimogeni e spintoni

I disordini si sono verificati quando un gruppo numeroso ha cercato di 'scavalcare' la lunga fila. Il sindacato di polizia: "Fallimento della procedura di accoglienza"

Disordini tra polizia e stranieri in coda in via Umberto Cagni a Milano, davanti alla sede distaccata dell'Ufficio immigrazione della questura, quello adibito per la ricezione delle istanze di protezione internazionale. All'alba di lunedì si sono radunate diverse centinaia di persone all'esterno della struttura, la caserma Annarumma. Almeno 700, per Via Fatebenefratelli. A un certo punto, un numeroso gruppo dei presenti, formato prevalente da egiziani, secondo il resoconto della polizia, avrebbe cercato di 'scavalcare' la coda costringendo gli agenti a intervenire. 

La fila notturna per cercare di essere ricevuti dagli uffici è l'unica strada che molti migranti hanno per legalizzare la loro posizione sul territorio italiano. Questo perché non esiste modo di prenotare (a meno che lo straniero non sia già ospite di una struttura di accoglienza) e ogni giorno permettono l'accesso di un gruppo limitato di persone. Esiguo, stando a quanto riferito a MilanoToday, a fine novembre, da diversi testimoni, tra immigrati nordafricani e latinamericani in coda e mediatori. Secondo la questura, ogni giorno vengono ricevute circa 150 persone (tra quelli prenotati e quelli privi di prenotazione). I richiedenti vengono divisi in base a un sistema che prevede priorità - famiglie con bambini e anziani vanno avanti - e che distingue le persone sulle base dello Stato di provenienza e della lingua.

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Lacrimogeni e tensioni: il lunedì in via Cagni

Le camionette della polizia erano all'esterno della caserma già dal pomeriggio di venerdì, quando si sono registrati i primi arrivi di persone per l'apertura dello sportello al lunedì. Notti, giorni e ore di coda, fino alle 6 di lunedì: quando un gruppo consistente di nordafricani si è mosso in maniera repentina e compatta in direzione della porta di accesso, con l'obiettivo di guadagnare le prime posizioni nella fila. Questa mossa, raccontano dalla polizia, ha richiesto un intervento deciso della forza da parte degli agenti presenti. Anche per evitare che gli altri stranieri in coda, estranei all'assalto, rimanessero schiacciati e feriti. La polizia, scrive la questura in una nota, "ha dovuto far ricorso al lancio di lacrimogeni a mano, che, effettivamente, ha consentito di disperdere subito i facinorosi e di poter poi avviare regolarmente le operazioni di accesso".

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I sindacati di polizia: "Solo 20 agenti per contenere la folla"

Un'altra falla nella gestione dei migranti interessati a chiedere lo status di rifugiati, oltre a quella della mancata possibilità di prenotare l'appuntamento, evitando i bivacchi e le code notturne, riguarda il numero di agenti impegnati per mantenere l'ordine pubblico all'esterno. Lo denuncia il Sindato autonomo di polizia, Sap. "Questa notte solo 20 uomini in divisa hanno dovuto contenere una folla in tumulto che, esasperata dalle temperature rigide della notte e dall'attesa estenuante, ha aggredito fisicamente gli operatori in servizio. Resse, calci, pugni, coltelli, tentativi di scavalcare il muro di cinta di una caserma, lancio di lacrimogeni per disperdere i facinorosi, non fanno altro che confermare il fallimento di una procedura di accoglienza e di una gestione dei flussi migratori troppo schiacciante rispetto alle nostre forze e alle nostre possibilità", sostiene il segretario provinciale Massimiliano Pirola.

"Anche oggi - le sue parole - siamo costernati dopo aver assistito all'ennesimo scena di 'disordine pubblico' in via Cagni, di fronte la caserma del Reparto Mobile di Milano. È doveroso denunciare ancora una volta questo fenomeno di inciviltà e tale situazione insostenibile di centinaia di extracomunitari richiedenti asilo politico che, unitamente a bambini ed anziani, devono bivaccare per giorni per essere ricevuti dagli operatori dell'ufficio Immigrazione".

"Se è vero che l'accoglienza è prioritaria per l'agenda politica del paese, come mediaticamente ci viene confermato ogni giorno, è altrettanto vero che gli unici che concretamente se ne fanno carico sono gli uomini e le donne della polizia di Stato, e tale evidenza ci sembra paradossale", prosegue Pirola, che conclude: "Un plauso ai colleghi che anche questa volta, da soli, e ribadiamo da soli, sono riusciti a gestire l'ingestibile, ma non vorremmo leggere la 'cronaca di una tragedia annunciata'. Non ci stancheremo mai di ribadire che serve il contributo di tutti i soggetti istituzionali coinvolti, anche e soprattutto quello dell'Amministrazione comunale di Milano, che riteniamo essere troppo assente rispetto alle proprie responsabilità".

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