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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Rom, in campo un'organizzazione europea per difendere i loro diritti

Secondo l'European Roma Rights Centre, che ha base a Budapest e opera in tutta Europa, i rom sono discriminati ovunque, ma in Italia la loro vita è particolarmente difficile a causa degli sgomberi continui dei campi

A due giorni dalla denuncia a De Corato e alla Moratti per gli sgomberi dei campi rom milanesi di Rubattino e Forlanini, nel capoluogo lombardo scende in campo un’organizzazione che opera a livello europeo per la tutela dei diritti dei rom: l’European Roma Rights Centre (Errc). L’associazione ha base a Budapest, ma lavora in quasi tutt’Europa, focalizzandosi su differenti direzioni: la ricerca, la formazione, la pressione verso i governi e le azioni giudiziarie presso le corti nazionali e quella europea dei diritti umani.

L’Italia è naturalmente uno dei Paesi che osservano con maggiore attenzione. Sono attivi nel nostro Paese da circa 15 anni, ma tengono a sottolineare che il tema dev’essere considerato europeo e non nazionale, perché i rom sono circa 10-12 milioni in tutto il continente e vengono perseguiti in quasi ogni Paese, anche se con diverse modalità.

Ad avviso dell’Errc, la situazione italiana è particolarmente critica perché la politica maggiormente perseguita non è tanto quella del rimpatrio (forzato o volontario che sia), quanto quella della dissuasione a restare nel nostro Paese per mezzo degli sgomberi dei campi (regolari e non), costanti e ripetitivi nel senso che spesso accade alla singola famiglia rom di essere più e più volte sgomberata, finché non decide di  espatriare.

L’effetto collaterale degli sgomberi è naturalmente la distruzione degli oggetti personali. Le stime parlano di circa 150mila rom in Italia, la metà dei quali cittadini italiani, l’altra metà prevalentemente rumeni e bulgari, ma anche serbi e kosovari.  Stimare invece l’entità dei rom sulla base dei rimpatri è, in Italia, praticamente impossibile poiché le statistiche sono disaggregate per nazionalità e non per etnia: si sa cioè quanti rumeni (ad esempio) sono rimpatriati, ma non si sa, di questi, quanti sono i rom.

L’azione dell’Errc negli ultimi due anni si è fortemente spostata verso i tribunali italiani ed europei anche a causa dello “stato d’emergenza” sui campi rom vigente dal 2008, che inizialmente riguardava Lombardia, Lazio e Campania, a cui dal 2009 si sono aggiunte Piemonte e Veneto.

Lo “stato d’emergenza” prevede l’identificazione degli abitanti dei campi, ma anche, in verità, il ripristino dei livelli minimi socio-sanitari e progetti specifici per i minori. Ma secondo l’Errc, il censimento nei campi e soprattutto i regolamenti interni stilati sono illegali e dunque oggetto di specifiche denunce nei tribunali.

L’Errc sottolinea comunque che l’obiettivo di arrivare a una decisione contro l’Italia della Commissione europea è molto difficile perché “la Commissione agisce politicamente, e non è propensa a farlo contro un Paese sapendo che anche gli altri si comportano allo stesso modo”, come nota la consulente legale dell’Errc Victoria Vasey.

L’attività italiana dell’Errc non si limita però a questo: attualmente l’organizzazione sta effettuando varie ricerche, di cui verranno prodotti i risultati nel 2011, e sta lavorando in particolar modo su una comparazione tra sei Paesi (l’Italia e cinque dell’Europa centrale) per quanto riguarda un aspetto specifico della “gestione” dei rom: l’allontanamento dei minori dalle famiglie d’origine anche per “futili” motivi. Secondo la Vasey, “il sospetto, ancora da verificare, è che una famiglia rom abbia “più probabilità” di vedersi un figlio minorenne allontanato e affidato ai servizi sociali rispetto a una famiglia non rom”.

La restante attività dell’Errc in Italia si concentra sulla tutela dei diritti dei bambini ad andare a scuola per integrarsi il più possibile con i coetanei italiani, e sulla pressione verso i governi che si succedono al fine di favorire una legislazione più rispettosa dei diritti umani dei rom, e di far cessare alcune prese di posizione che, a giudizio dell’organizzazione, “fomentano l’odio verso i rom in Italia”.
 

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