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Cronaca Duomo / Via Festa del Perdono

Statale, scoppia il "caso" dei rom che chiedono l'elemosina

Due episodi, e monta la polemica. Castoldi (Senato accademico): "No ad allarmi xenofobi"

Scoppia il "caso" dei rom all'università Statale di Milano. Anche se, in realtà, gli episodi sarebbero due al massimo. Ma ripresi con una certa enfasi su Facebook e poi anche dal Giornale, che ne ha fatto un pezzo dettagliatissimo ("L'università di Milano invasa dagli zingari").

I fatti. Durante due lezioni (una martedì 9 dicembre, l'altra qualche settimana fa), sono entrate in aula tre ragazze di etnia rom, dall'apparente età di 20-25 anni, che hanno chiesto l'elemosina agli studenti seduti. E' successo in aula 211 e in aula 109. In entrambi i casi, le docenti hanno invitato (con un po' d'insistenza) le tre ragazze a uscire. Secondo "voci di corridoio" in una delle due occasioni sarebbe anche sparito il telefonino di uno studente, che poi l'avrebbe recuperato rincorrendo le ragazze.

Vengono inevitabilmente in mente le promesse del rettore Gianluca Vago, in seguito agli scontri e ai disordini di qualche tempo fa: tornelli, telecamere, vigilanza privata. Progetti che per ora non si sono concretizzati. Il Gruppo Alpha - Fronte Universitario, che raccoglie studenti di destra, ha scritto al rettore per chiedere "risposte concrete" sul "problema della presenza di persone estranee all'università, in prevalenza zingari, che disturbano e molestano studenti nei chiostri, nei corridoi e nelle aule".

Ma esiste un problema sicurezza in Statale? "Rassicuro i colleghi studenti. A dispetto del titolo dell'articolo del Giornale, l'università non ha subìto alcun tipo di occupazione militare", ironizza Stefano Castoldi, membro del Senato accademico (e consigliere di zona 4). Castoldi si fa poi serio: "Si parla di episodi del tutto isolati. Parlare di invasione è completamente fuorviante".

E sulla questione dei tornelli, Castoldi scinde il problema in due. "L'Universitas è per definizione uno spazio aperto alla società. Ma poi c'è anche una questione pratica - afferma - tornelli agli ingressi di Festa del Perdono significherebbe code sterminate negli orari delle lezioni, costi elevati e difficoltà logistiche: cosa fa uno studente che dimentica il badge? E un professore ospite? E un amico non dell'Unimi con cui vuoi studiare in bibiloteca?".

"Per non parlare dei turisti", prosegue: "La sede centrale è meta di visitatori ogni giorno".

Più fattibile installare telecamere e mettere qualche vigilantes. Ma per Castoldi questo non equivarrebbe a risolvere il problema, almeno per chi pensa che ve ne sia. "Un addetto non può certo intuire a prima vista, tra le centinaia di persone, quelle malintenzionate. Se chi cavalca e alimenta questa protesta vorrebbe una 'selezione all'ingresso' su base etnica, io a questo gioco non ci voglio stare".

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