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Venerdì, 19 Aprile 2024
L'intrigo internazionale

Contrabbando di tecnologia militare: l'imprenditore russo ai domiciliari

L'uomo è figlio di un governatore di Regione e oligarca. E' accusato dagli Usa di contrabbando di tecnologia militare

Andrà ai domiciliari, in attesa della decisione sull'estradizione negli Stati Uniti, l'imprenditore russo Artem Uss, arrestato all'aeroporto di Malpensa il 17 ottobre e da allora detenuto nel carcere di Busto Arsizio. Lo ha riferito il console russo a Milano Dmitry Shtodin, secondo cui il 30 novembre verrà trasferito in un appartamento della periferia sud di Milano, appositamente affittato dalla sua famiglia. Ci sarebbe stato un leggero ritardo sull'applicazione del provvedimento perché si attendeva la disponibilità di un braccialetto elettronico.

Figlio dell'oligarca Aleksandr Uss, governatore della regione siberiana di Krasnoyask, l'uomo (che si dichiara innocente) è accusato di riciclaggio, contrabbando di petrolio e vendita illegale di tecnologia militare da società statunitensi a russe attraverso una ditta tedesca. Da quando la corte d'appello di Milano ha ricevuto il fascicolo d'indagine dalla corte federale di Brooklyn (New York), ha sei mesi di tempo per prendere una decisione sull'estradizione. La procura generale di Milano ha espresso parere favorevole all'estradizione.

Il "diversivo" da Mosca

Da Mosca, in un primo momento, erano arrivati commenti durissimi sull'arresto. Maria Zakharova, portavoce del ministro degli esteri, si era scagliata contro le forze di sicurezza statunitensi che "non faranno altro che espandere la loro caccia ai cittadini russi" e paragonando l'arresto di Uss a "prendere ostaggi per far avanzare i loro obiettivi politici", cercando di "intimidire gli ambienti del business in Russia e all'estero". Poi, però, da un tribunale di Mosca era arrivata una richiesta di estradizione per Uss per un'indagine sul "riciclaggio di un'ingente quantità di fondi". Secondo alcuni, un semplice diversivo per tentare di sottrarre Uss alla giustizia americana.

Tecnologia e petrolio

Secondo gli investigatori statunitensi, Uss e gli altri indagati avevano orchestrato uno schema per ottenere illegalmente tecnologia militare statunitense e petrolio venezuelano attraverso numerose transazioni con società di comodo e criptovalute. La tecnologia militare americana era diretta a un complesso industriale militare della Federazione Russa. Lo schema era stato architettato per eludere sanzioni e controlli, ma gli investigatori dell'Fbi e del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti lo hanno intercettato. "Continueremo a far rispettare i controlli sulle esportazioni implementati in risposta alla guerra illegale della Russia contro l'Ucraina", aveva dichiarato un agente speciale del Dipartimento del commercio, riportato dal Dipartimento di Giustizia degli Usa.

Uss figurava come socio dell'altro arrestato (in Germania), Yuri Orekhov, 42 anni, residente a Dubai, nella Nord-Deutsche Industrieanlagenbau GmbH, una società privata di attrezzature e commercio di materie prime di Amburgo. La società veniva utilizzata come copertura per l'acquisto di tecnologie militari sensibili da produttori statunitensi, tra cui semiconduttori avanzati e microprocessori utilizzati in aerei da combattimento, sistemi missilistici, munizioni intelligenti e altro. I prodotti venivano spediti a società russe, tra cui quelle sotto sanzioni controllate da altri indagati (Timofei Telegin e Sergey Tulyakov) fornitrici della difesa russa. Alcuni componenti elettronici sono stati trovati in armi russe sequestrate sul campo di battaglia in Ucraina.

L'azienda tedesca veniva utilizzata anche come copertura per contrabbandare centinaia di milioni di barili di petrolio dal Venezuela, diretti ad acquirenti russi e cinesi, comprese una società russa dell'alluminio controllata da un oligarca sanzionato e la più grande azienda di raffinazione del petrolio del mondo, con sede a Pechino, con la complicità dei due cittadini venezuelani coinvolti nell'inchiesta. Tra le curiosità, le navi petroliere che trasportavano il greggio disattivavano i sistemi Gps per nascondere l'origine venezuelana del prodotto.

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