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Scioperi

Le scuole della Lombardia si fermano contro il governo Meloni

Il 16 dicembre sciopero del comparto istruzione. I motivi

Ventiquattro ore di stop, contro il governo. Il prossimo 16 dicembre a Milano e nel resto della Lombardia va in scena lo sciopero di tutto il personale dei settori del comparto istruzione e ricerca pubblici e privati, proclamato da Flc Cgil e Uil scuola Rua Lombardia. 

"Di fronte ad una evidente crisi economico sociale, le scelte di questo governo sono insufficienti e di parte: il disegno della legge di Bilancio che ha appena iniziato il suo percorso di discussione in Parlamento propone soluzioni che non tengono conto del mondo del lavoro e scaricano il peso della crisi direttamente sulle lavoratrici ed i lavoratori, pensionate e pensionati", si legge in una nota congiunta delle due sigle. 

"I settori della conoscenza sono dimenticati e penalizzati: la campagna elettorale aveva portato promesse di valorizzazione del personale scolastico e di tutto il personale delle università, degli enti di ricerca e dell’Afam, promesse che oggi non trovano riscontro in un articolato povero di risorse per questi settori. Le uniche previsioni riguardano il taglio delle autonomie scolastiche: con la modifica dei parametri per il riconoscimento di una scuola dotata di autonomia scolastica, nel giro di due anni verranno chiuse 700 presidenze. Un taglio di ben 700 dirigenti scolastici e 700 direttori dei servizi generali e amministrativi. Ancora una volta la scuola usata per fare cassa", recriminano Flc Cgil e Uil scuola. 

"Ad un grave problema che tocca il futuro del nostro Paese, un dato di denatalità che rischia di portarci a breve al tracollo demografico e quindi all’assenza di prospettive future, si risponde proponendo l’accorpamento delle scuole, si risponde impoverendo i territori. Una sciocchezza: non significa soltanto mettere in difficoltà la gestione stessa delle scuole che rischiano di diventare 'mostri' sovraffollati sparpagliati su più comuni in territori vasti, ma significa mettere in difficoltà alunni e famiglie che perderanno con le scuole autonome il primo vero presidio dello Stato sul territorio", hanno proseguito i sindacati. 

"Sul rinnovo del contratto collettivo nazionale 2019/2021 del comparto istruzione e ricerca, dopo aver sottoscritto un accordo per un primo aumento salariale, l’impegno da parte del ministro e del governo era di reperire nuove risorse non solo per la chiusura definitiva del Ccnl 2019/2021, ma soprattutto per il futuro Ccnl 2022/2025, considerando un contesto di inflazione ormai al 12%. La risposta della legge di bilancio è uno zero assoluto anche nel nostro settore, la risposta è l’ennesima mortificazione del personale dei settori della conoscenza, pubblica, regionale e paritaria, quello stesso personale che insieme ai colleghi della sanità e di tutto il pubblico impiego ha responsabilmente garantito l’uscita dalla pandemia", hanno sottolineato le sigle. Che poi sono passate "all'attacco": "Rivendichiamo investimenti per un immediato adeguamento salariale del personale dei settori della conoscenza. Rivendichiamo investimenti per eliminare la piaga del precariato nei settori della conoscenza. Rivendichiamo investimenti nelle scuole pubbliche e nella formazione professionale regionale. Rivendichiamo investimenti per correggere l’attuale manovra della legge di bilancio, una manovra che aumenta l’importo dei voucher invece di stabilizzare i contratti precari, che aumenta la soglia per la flat tax fino a 85mila euro per gli autonomi invece di intervenire su salari e tutele, che taglia il reddito di cittadinanza invece di investire in buona occupazione, che promuove un ennesimo condono invece di combattere l’evasione. Una scelta di questo governo chiara: tutelare i ricchi colpendo i deboli". E proprio per questo il prossimo 16 dicembre il personale delle scuole, delle università, degli enti di ricerca incrocerà le braccia per 24 ore. 
 

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