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Cronaca

Scoliosi gravissima, 17enne giudicato inoperabile: "salvato" al Galeazzi

L'intervento chirurgico nell'ospedale milanese è durato 11 ore

Diversi esperti lo giudicavano inoperabile ma, al Galeazzi di Milano, l'intervento lo hanno eseguito, evitandogli gravissimi problemi respiratori in futuro. Il protagonista è un ragazzo polacco di 17 anni afflitto da scoliosi in forma grave. L'operazione è stata eseguita da Pedro Berjano, responsabile dell'unità operativa di Gspine4 dell'ospedale milanese. 

La prima diagnosi di scoliosi è arrivata quando il giovane Michal aveva 13 anni. Per il ragazzo era stato suggerito un intervento di artrodesi vertebrale che, correggendo la deformità, sacrifica in parte la mobilità della colonna. Lui, però, aveva deciso di sperare (purtroppo vanamente) che si potesse arrestare la progressione della deformità, mantenendo integra la colonna, con esercizi fisici. Così la curva è arrivata a 128 gradi, una deformità molto grave. In genere si ritengono infatti gravi le scoliosi sopra gli 80 gradi e, per curve sopra i 50-60 gradi, si propone l'intervento chirurgico. 

Il ragazzo si è così rivolto a vari specialisti internazionali per un'opzione di trattamento che preservasse la mobilità della colonna. Ma gli specialisti hanno ritenuto impossibile un intervento del genere, che presenta complessità notevoli anche in curve sotto gli 80 gradi. "Il paziente - spiega Berjano - è giunto in ospedale con un quadro di dolore dorsale e lombare frequente, oltre a un’evidente sofferenza emotiva. Presentava un tronco visibilmente deforme, con un gibbo molto evidente sotto la scapola". Secondo lo specialista del Galeazzi, la condizione faceva "presagire un incremento progressivo della curva anche in età adulta. La deformità della colonna avrebbe avuto un impatto sempre maggiore sulla cassa toracica, provocando una sofferenza degli organi interni".

Durante l'intervento, durato 11 ore, il chirurgo ha sfruttato l’approccio anteriore alla colonna eseguendo una mini-toracotomia. Attraverso la piccola incisione, effettuata sul fianco, si è raggiunta la colonna vertebrale senza la necessità di tagliare e lesionare la muscolatura che la sostiene. Quindi sono stati posizionati due ancoraggi con viti di titanio per ogni singola vertebra, nella parte della curva interessata dalla deformità. Gli ancoraggi sono stati poi collegati da corde flessibili in poliestere che permettono di conservare la mobilità del rachide, a differenza delle più utilizzate barre di titanio. La tensione opportunamente dosata delle corde, collocate nella convessità della curva, fa sì che le vertebre si avvicinino apportando così la correzione.

La scoliosi di Michal si è ridotta da 128 a 70 gradi. Berjano ha utilizzato e applicato la tecnica 'Mp-Asc', che si usa in soggetti che, desiderando mantenere la mobilità della colonna, hanno già raggiunto la maturità scheletrica oppure presentano curve sopra i 70 gradi. "È necessario - spiega ancora Berjano - utilizzare due ancoraggi per ogni vertebra, con due o quattro corde, per imprimere una forza di correzione maggiore. Talvolta si procede anche con un 'release', ovvero si rilascia il legamento che mantiene contratta la colonna nella posizione deformata, per ottenere una maggiore flessibilità e quindi un risultato migliore". Di solito, in casi così gravi, la tecnica 'Mp-Asc' prevede un secondo intervento chirurgico dopo qualche mese.

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