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Cronaca

19enne di Varese scomparso in Valgrande. Ma il cellulare si è connesso a Facebook

Avvolta nel mistero la sparizione del 19enne, avvenuta tra il 31 gennaio e l'1 febbraio. E c'è chi è sicuro di averlo visto a Milano in stazione

Paolo Rindi, 19enne di Varese, studente universitario di filosofia, è scomparso dal 31 gennaio 2016. Era partito per una escursione in Valgrande (Verbano-Cusio-Ossola) e aveva appuntamento con la madre che lo aspettava a Cicogna, località del parco nazionale, con rientro previsto per il 2 febbraio, ma nessuno lo ha più visto. Gli ultimi a poter dare notizie certe sono due ragazzi che, la notte del 31 gennaio, erano con lui nel rifugio di Pian di Boit. Il registro del rifugio riporta "Paolo '96 Varese", e la sua presenza lì è coerente col percorso che avrebbe dovuto effettuare.

Le ricerche in Valgrande sono state molto intense. I soccorritori riferiscono che i cani "perdono" le tracce di Paolo nei pressi di una strada asfaltata nella zona di Cicogna, e questo potrebbe significare che Paolo sia arrivato fin lì a piedi e poi sia salito su un'automobile.

Ma c'è di più. Dalla sera del 9 febbraio qualcuno accede al profilo Facebook del ragazzo. Legge, in particolare, i messaggi che gli vengono inviati. Un particolare piuttosto inquietante, ma che può aprire nuove strade investigative. Il magistrato ha emesso un decreto d'urgenza per controllare il telefono cellulare, che potrebbe connettersi ad internet attraverso il wifi e, quindi, non all'interno del parco nazionale della Valgrande. Nel frattempo è stato chiesto alla polizia postale di indagare sugli accessi a Facebook ma - l'11 febbraio - questa attività di indagine non era ancora iniziata.

A suffragare l'ipotesi che Paolo non sia più in Valgrande anche una segnalazione secondo cui sarebbe stato visto a Milano, in una stazione ferroviaria. Nel parco nazionale, le ricerche si sono interrotte e - al momento - non è stata autorizzata la ripresa.

Indossava una giacca mimetica e un cappello di lana verde e aveva con sé uno zaino.

AGGIORNAMENTO (24 febbraio 2016). "Svanita" la pista di Facebook: secondo gli investigatori, l'accesso del 9 febbraio è avvenuto - in automatico - da un tablet che si trova in casa della famiglia.

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