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Cronaca

“Questo è il nostro territorio”: scout picchiati dai bulli, ma loro rispondono con un sorriso

Brutta disavventura per sette ragazzini di un gruppo scout di Corbetta, finiti nel mirino di un gruppo di bulli a Novara. Nonostante le botte e le ferite, loro hanno risposto così. La storia

Alle ginocchia sanguinanti e agli occhi gonfi hanno replicato restando uniti. L’umore a pezzi lo hanno curato stando seduti uno accanto all’altro. E a quei cinque bulli di poco più grandi di loro, soltanto d’età, hanno risposto con un sorriso. 

Non è bastata una folle aggressione per togliere la gioia a sette scout di Corbetta, tutti tra i dodici e i quindi anni, che domenica sono stati insultati e picchiati da un gruppo di bulli durante una “trasferta a Novara” per la Domenica delle Palme. 

L'aggressione, secondo le primissime ricostruzioni dei carabinieri che hanno raccolto la denuncia dei genitori delle vittime, è avvenuta non lontano dalla parrocchia Sacra Famiglia della città piemontese. I giovani scout, che stavano raggiungendo la stazione a piedi per rientrare a Corbetta, sono stati avvicinati da cinque giovani - quasi tutti minorenni - che hanno cominciati ad offenderli perché “siete scout” e per aver “invaso il nostro territorio”. 

Dalle parole ai pugni e ai calci il passo è stato brevissimo. Ed avere la peggio è stato un quindicenne, caposquadriglia, che - dopo aver chiesto ai bulli di allontanarsi - è stato spinto a terra e colpito più e più volte. I sette, dopo qualche minuto di paura, sono riusciti a mettersi in salvo salendo su un autobus di linea, sul quale gli aggressori non si sono spinti. 

Tornati a Corbetta, gli scout hanno raccontato tutto ai loro genitori, che li hanno accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale di Magenta. Per quattro di loro, lo dicono chiaramente i referti, i medici hanno disposto cure per ematomi, sanguinamenti da naso, bocca, orecchie e ginocchia. 

E’ stato proprio uno dei genitori, il deputato Pd ed ex sindaco di Corbetta, Francesco Prina, a raccontare tutto con una lettera indirizzata al sindaco di Novara Andrea Ballarè e al questore Gaetano Todaro. 

"Ho ritenuto corretto darvene riscontro - si legge - in quanto ritengo opportuna, corretta e doverosa la reciproca collaborazione tra uomini delle istituzioni. Novara, negli anni, è sempre stata una città accogliente e mai abbiamo avuto problemi nei reciproci scambi di amicizia e fratellanza tra gruppi scout, non vorremmo che questi fenomeni di bande giovanili recassero ancora danno in futuro".

Diversa, invece, la reazione di una delle madri delle vittime, che ha scattato una foto ai ragazzi al pronto soccorso e l’ha postata su Facebook. Gli scout, nonostante i dolori e le botte, sono vicini e sorridenti. Sì, perché - racconta la donna al Corriere - “si sono accorti di essere rimasti uniti. Nessuno è fuggito mentre gli altri erano in difficoltà. E quando i bulli hanno attaccato il primo di loro, gli altri lo hanno aiutato”. 

“È questo - ha concluso la donna - lo spirito degli scout: il grande che aiuta il piccolo, il forte il più debole”. Non di certo lo spirito dei bulli. 

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