Barbone ucciso dalla Polfer, il figlio: “Voglio giustizia”
Suo padre, un senza tetto, sarebbe stato pestato a morte da due agenti della Polfer il 6 settembre del 2008. Oggi, al processo, il figlio Omar ha chiesto giustizia: “voglio che questi agenti, non tornino più a lavorare”. I due sono accusati di omicidio volontario
"Voglio giustizia, voglio che questi agenti, che hanno massacrato mio padre, non tornino più a lavorare e prendano una pena severa”. Vuole giustizia per suo padre Omar Torrisi.
Giuseppe, suo padre, è il clochard che sarebbe stato pestato a morte il 6 settembre 2008 da due agenti della Polfer alla Stazione Centrale.
Oggi Omar si è presentato in Tribunale, nell’aula della prima Corte d’Assise, per assistere al processo contro i due poliziotti ferroviari, accusati di omicidio volontario. Secondo l’accusa, i due avrebbero picchiato a morte il senza tetto per diverbi avuti con lui in altre occasioni e avrebbero poi stilato un rapporto sull’accaduto falso.
“Mio padre non abitava più con me da tre anni aveva scelto questa vita, era malato di cuore e non meritava di morire così, massacrato” ha detto il figlio che di professione fa il saldatore.
Omar ci tiene a precisare poi di aver saputo della morte del padre in ritardo: “io e i miei familiari siamo stati avvisati solo una settimana dopo della sua morte, anche se mio padre aveva con sé i documenti. Ci hanno detto che era morto in una rissa ed è stato poi il pm a contattarci e a farci capire cosa era successo”.
I giudici hanno citato il Ministero dell'Interno come responsabile civile e hanno consentito alle difese di fare un esame esterno, "senza manipolazioni", della salma del clochard, alla presenza di un ufficiale giudiziario.
Giuseppe, suo padre, è il clochard che sarebbe stato pestato a morte il 6 settembre 2008 da due agenti della Polfer alla Stazione Centrale.
Oggi Omar si è presentato in Tribunale, nell’aula della prima Corte d’Assise, per assistere al processo contro i due poliziotti ferroviari, accusati di omicidio volontario. Secondo l’accusa, i due avrebbero picchiato a morte il senza tetto per diverbi avuti con lui in altre occasioni e avrebbero poi stilato un rapporto sull’accaduto falso.
“Mio padre non abitava più con me da tre anni aveva scelto questa vita, era malato di cuore e non meritava di morire così, massacrato” ha detto il figlio che di professione fa il saldatore.
Omar ci tiene a precisare poi di aver saputo della morte del padre in ritardo: “io e i miei familiari siamo stati avvisati solo una settimana dopo della sua morte, anche se mio padre aveva con sé i documenti. Ci hanno detto che era morto in una rissa ed è stato poi il pm a contattarci e a farci capire cosa era successo”.
I giudici hanno citato il Ministero dell'Interno come responsabile civile e hanno consentito alle difese di fare un esame esterno, "senza manipolazioni", della salma del clochard, alla presenza di un ufficiale giudiziario.