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Cronaca Sesto San Giovanni

La Lombardia contro la Tunisia: "Paghi per la sepoltura del terrorista Amri"

La legge dice che, se nessuno reclama il corpo, è il comune in cui il defunto ha trovato la morte a sobbarcarsi le spese. E il premier tunisino deve fronteggiare accuse tedesche

E' scontro sulla sepoltura del tunisino Anis Amri, responsabile della strage di Natale a Berlino e poi ucciso dalla polizia italiana a Sesto San Giovanni in uno scontro a fuoco. Secondo la legge del nostro Paese, ad occuparsi della cosa - se nessuno reclama il corpo del defunto - è il comune nel quale è avvenuta la morte. I parenti di Amri, dalla Tunisia, hanno già fatto sapere da tempo di non volere avere a che fare con il loro consanguigno estremista. Il cadavere di Amri, in attesa, è presso l'obitorio di Milano.

Sparatoria a Sesto: ucciso il terrorista di Berlino (foto B&V Photographers)

Viviana Beccalossi, assessore all'urbanistica in regione ed esponente di Fratelli d'Italia, non ha dubbi: è la Tunisia a doversi occupare di Amri. «Si tratta di un cittadino tunisino - afferma - e il minimo che possa fare la Tunisia è farsi carico delle spese economiche e reclamare il corpo del criminale, facendo poi ciò che ritiene opportuno». E fa nulla se è ormai accertato che Amri si radicalizzò - avvicinandosi all'Isis e alla jihad - mentre era detenuto in un carcere italiano.

La Tunisia, come è logico, non appare avere alcuna intenzione di seguire il "suggerimento" dell'assessore regionale. Il premier tunisino Youssef Chahed, in visita a Berlino per un incontro con la cancelliera Angela Merkel, il 14 febbraio ha esplicitamente affermato che Amri "non era un terrorista quando ha lasciato la Tunisia nel 2011".

Il premier del Paese nordafricano ha dovuto anche fronteggiare l'accusa tedesca rivolta alla Tunisia riguardo alle pratiche di espulsione. Ad Amri, infatti, la Germania aveva negato la richiesta d'asilo sei mesi prima della strage, ma le lungaggini burocratiche avevano impedito il rimpatrio. Chahed ha replicato che la questione riguarda la correttezza dei documenti da inviare alle autorità del Paese di provenienza, incluso i documenti d'identità del respinto. "I migranti illegali che usano falsi documenti talvolta rendono le cose difficili e prolungano il processo", ha spiegato Chahed.

L'ATTENTATO DI BERLINO E LO SCONTRO A FUOCO A SESTO

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