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Cronaca

Villa con piscina, auto potenti, soldi, lusso: la vita da sogno del truffatore "inarrestabile"

Sequestrato l'impero di un truffatore 43enne, già colpito da un altro sequestro 12 anni fa

Dodici anni fa, quando il copione era stato praticamente identico, gli agenti gli avevano sequestrato una casa a San Giuliano Milanese, due Mercedes e un conto corrente sul quale, nel giro di soli dodici mesi, aveva versato 700mila euro tra contanti e assegni. Martedì, in una sorta di seconda puntata della serie, gli stessi agenti gli hanno "portato via" una mega villa di lusso in provincia di Milano, un immobile e due terreni a Imperia e vari conti correnti. 

Il "Paperon de' Paperoni" è Paolo Lisi: 42 anni, nato a Genova, origini sinti e un curriculum criminale praticamente infinito. Il primo precedente è del 1993, quando di anni ne aveva solo 15 ed era finito nei guai per un furto. L'anno dopo ancora furto, due anni dopo furto, false generalità e uso di atto falso, nel 98 evasione, nel 2003 truffa e furto, nel 2005 truffa, lesioni personali e ricettazione. 

Video | La villa di lusso del 43enne

Nel 2008 ecco i primi guai con la divisione Anticrimine, che indagando sui suoi patrimoni aveva dimostrato che tutti quei beni erano stati acquistati proprio con i soldi guadagnati con le azioni criminali e aveva disposto il sequestro, oltre che la sorveglianza speciale, scaduta nel 2014. 

A quel tempo, la "carriera" di Lisi - un vero e proprio criminale "inarrestabile", che non si è mai fermato davanti ai vari provvedimenti - era già arrivata alla svolta, con la specializzazione nel "rip deal", letteralmente l'affare strappato. Il raggiro è semplice: i truffatori si spacciano per facoltosi uomini d’affari ed entrano in contatto con imprenditori - spesso del Nord Europa - interessati a compravendite immobiliari. Conquistata la fiducia di quelle che poi saranno le loro vittime, dopo incontri in hotel di lusso o circoli privati, i criminali propongono loro un cambio di valuta, prospettando condizioni chiaramente favorevoli per la controparte. A quel punto il colpo è pronto: i raggirati consegnano soldi veri ai truffatori, che "rispondono" con valigette piene di carta straccia e banconote facsimile. 

Proprio con il rip deal, secondo quanto accertato dai poliziotti guidati dalla dirigente Alessandra Simone, Lisi sarebbe riuscito a costruire un vero e proprio impero, anche dopo il primo sequestro del 2008. E anche perché l'altra sua grande specialità - sempre secondo le ricostruzioni degli investigatori - è far "sparire" e "riapparire" i suoi averi. 

Nel 2012, infatti, era finito nei guai con l'accusa di intestazione fittizia di beni dopo che le forze dell'ordine avevano scoperto che il 43enne aveva creato una vera e propria rete di prestanome a cui intestare case, auto e soldi per cercare di sottrarli ai provvedimenti delle autorità. Nel 2018 il suo ultimo colpo, almeno tra quelli accertati: lui e due complici erano finiti in manette dopo aver cerato di "pagare" 25mila euro di bitcoin con le solite banconote false. 

Mettendo insieme i suoi precedenti e il suo stile di vita, i poliziotti dell'Anticrimine hanno dimostrato - si legge nelle carte - che "Lisi ha acquistato immobili di lusso e ha mantenuto un tenore di vita del tutto ingiustificato rispetto alle entrate reddituali del suo nucleo familiare". Né lui, né la moglie né i sei figli - tre dei quali minorenni - risultano avere un lavoro stabile, eppure avevano a disposizione una villa a Lainate con tanto di doppia cucina, piscina coperta, giardino e sala giochi personale. Gli ultimi beni sequestrati al 43enne, con l'ok della sezione misure di prevenzione del tribunale, hanno un valore di 2 milioni di euro. Forse troppo per chi dichiara redditi irrisori.  
 

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