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Cronaca Gorla / Via Privata Arsiero, 8

Luca, Mina e il piccolo Ryan: la famiglia che sarà sfrattata, in attesa di una casa da 7 anni

Marito, moglie e il bimbo di sei anni dovranno lasciare la loro casa dopo che Luca ha perso il lavoro nel 2013. E la casa popolare che aspettano da sette anni, per ora, non arriverà

Una casa ce l’avevano e ce l’hanno ancora. Ma da giovedì, salvo miracoli, non avranno più neanche quella. Perché ciò che già non hanno, e non da poco, sono i soldi per pagare l’affitto per dare al piccolo Ryan un tetto sopra la testa e un letto dignitoso per dormire. Loro le hanno provate tutte: da un prestito fatto per pagare la caparra di un appartamento alla “richiesta d’emergenza”, passando per la domanda di una casa popolare che dal 2009 li vede fermi sempre lì, fuori da chi ne ha diritto. 

Non hanno altre vie d'uscita, Luca - italiano, cinquantenne - e Mina - sua moglie marocchina di qualche anno più giovane -, la coppia che da giovedì rischia di perdere anche quel tetto che ha strenuamente voluto, difeso. 

Loro le hanno provate tutte o quasi. Hanno lottato per continuare a tirare avanti in una battaglia che li ha visti perdenti. E che giovedì potrebbe segnare lo scontro finale. 

Alle otto di mattina, la “forza pubblica” - come vengono chiamate le forze dell’ordine nei documenti ufficiali - si presenterà alla loro porta in via Arsiero 6 e porterà avanti lo sfratto, ora diventato esecutivo. Al fianco di Luca, Mina e del piccolo Ryan - sei anni - ci saranno, come successo spesso in questi mesi difficili, le donne e gli uomini di Asia e del “Comitato abitanti San Siro”, tanti cittadini che si battono per il diritto all’abitare di tutti. 

“La loro è uno storia ordinaria in una città come Milano in cui dilaga l’emergenza abitativa”, raccontano a MilanoToday dal comitato, che giovedì mattina sarà in via Arsiero per cercare - quantomeno - di rimandare lo sfratto in attesa di trovare una soluzione alternativa per la famiglia. 

Perché la storia di Luca, Mina e Ryan è tanto “ordinaria”, quanto tragica. I veri guai iniziano ad agosto 2013, quando Luca perde quel lavoro da corriere, poi trasformatosi in un’occupazione da magazziniere, che gli permetteva di portare a casa i mille euro per pagare il prestito fatto per affittare la casa e la casa stessa, da cinquecento euro al mese. 

Per un anno, anche grazie all’assegno di disoccupazione, la famiglia stringe i denti. Poi, si arrende: pagare è impossibile, come certificato anche dalla morosità incolpevole riconosciuta nella loro corsa verso una casa popolare, iniziata nel lontanissimo 2009. L’alloggio, però, non arriva e - denunciano dal “Comitato abitanti di San Siro” - difficilmente arriverà in tempo brevi. 

Luca, sua moglie e il suo piccolo, infatti, nonostante la morosità incolpevole e l'esecutività dello sfratto, sono soltanto al posto 2147 in graduatoria: ampiamente fuori da chi può “permettersi” una casa popolare, nonostante - secondo i dati raccolti dagli stessi attivisti - in città ce ne siano diecimila di alloggi popolari vuoti. 

L’unica strada per i tre, oltre ad una "comunità" che però ospiterebbe solo mamma e figlio, sarebbe accedere al fondo per i morosi incolpevoli e ottenere un aiuto per pagare una nuova caparra per un nuovo affitto privato. Un altro affitto che, inevitabilmente, finirebbero per non pagare ancora. 

  


 

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