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Cronaca Loreto / Piazzale Loreto

La 'rotta' dei soldi falsi: da Napoli a Milano le banconote quasi perfette, presi i 'venditori'

In manette sette uomini: "vendevano" soldi falsi e li utilizzavano loro stessi. I dettagli

Perfetti alla vista, quasi perfetti al tatto. In poche parole, per usare quelle degli investigatori: "Di pregevole fattura". Eppure false, totalmente false. I carabinieri della stazione Milano Porta Garibaldi e della compagnia Duomo hanno scoperto un giro - decisamente ben avviato - di banconote false vendute, letteralmente, sotto la Madonnina. A gestire gli affari erano sette uomini tra i 65 e i 32 anni - sei marocchini e un tunisino -, adesso finiti in carcere con le accuse, a vario titolo, di spendita e introduzione nello stato di monete falsificate, spaccio di sostanze stupefacenti e ricettazione.

L'indagine, coordinata dalla pm Giancarla Serafini, è iniziata a febbraio scorso, quando i militari hanno avuto diverse segnalazioni di commerciati che avevano ricevuto soldi falsi e di cittadini che avevano venduto dei cellulari - dopo aver messo annunci online - per poi accorgersi di essere stati pagati con banconote contraffatte. Iniziando le indagini, tra l'altro "anticipate" da un servizio di Striscia la notizia, i carabinieri hanno subito scoperto che spesso degli strani "traffici" avvenivano fuori dal consolato marocchino in via Martignoni. 

Da lì i militari sono risaliti ad alcuni componenti della banda e hanno dato il via al secondo passo dell'inchiesta, con intercettazioni e pedinamenti. Così investigatori e inquirenti hanno capito che i sette si "rifornivano" da una stamperia clandestina nel Napoletano, tanto che almeno una volta al mese si recavano nel capoluogo campano, dove lo scambio avveniva quasi sempre in un bar accanto alla stazione. In un'occasione, seguita a distanza dai carabinieri, tre del gruppo si sono spostati tra la Campania e la Lombardia prima in treno e poi in bus - cambiando mezzo e coi telefoni spenti - per poi far ritorno sotto la Madonnina con oltre 50mila euro in contanti, chiaramente falsi, ed essere arrestati in flagranza. 

La banda trattava soltanto due tagli: 100 euro, che venivano stampati con i rulli, e 50 che venivano creati con le stampanti digitali. Una volta portate a Milano, le banconote venivano poi vendute o all'ingrosso, fino a un massimo di 3mila euro, o anche al dettaglio, come avveniva proprio fuori dal consolato marocchino. I soldi falsi venivano venduti al prezzo di un quarto del loro valore nominale: per 1000 euro gli acquirenti "investivano" quindi 250 euro. Quei soldi venivano poi chiaramente spesi tra bar, tabaccai e negozi del quartiere per essere così "trasformati", attraverso il resto ricevuto, in soldi "puliti".

Alcune delle banconote, poche in realtà, venivano invece tenute dalla banda, che le usava appunto per acquistare cellulari e altri beni da rivendere. Così da avere i soldi per comprare i soldi falsi, in un folle circolo della contraffazione.
 

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