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Cronaca

Si radicalizza in carcere, 24enne sorvegliato speciale, urlava: 'Italiani di merda, vi ammazzo'

L'uomo, nato in Italia, è in cella per una serie di rapine e in prigione ha fatto una sommossa

Uscirà dal carcere a settembre del 2019 e da quel momento diventerà automaticamente un 'sorvegliato speciale'. La decisione è stata presa dal Tribunale di Milano su richiesta del questore, Sergio Bracco, dopo le indagini degli agenti della Divisione Anticrimine.

Ad essere colpito dal provvedimento è un ragazzo di 24 anni, Bellal Badr, attualmente in cella per una serie di rapine seriali, e che in prigione è stato protagonista di un processo di radicalizzazione violenta manifestando anche uno spirito sovversivo verso le autorità.

Basti pensare che una volta ha condotto una sommossa ferendo undici agenti e in altre due occasioni ha aggredito due guardie penitenziarie, talvolta anche pronunciando frasi da estremista religioso islamico: "Italiani di merda, vi ammazzo tutti. Morirò da martire. Allah akbar".

Chi è il ragazzo 'radicalizzato in carcere'

Per comprendere perché le autorità sono arrivate a prendere questa decisione bisogna fare un passo indietro e capire chi è il 24enne e la sua storia personale e criminale. 

Il ragazzo nasce a Milano, nel 1995, da una famiglia di immigrati perfettamente integrati e senza precedenti penali, stando alla ricostruzione della questura. Il padre è egiziano e la madre è tunisina. Ha altri due fratelli che non sono mai finiti nei guai con la giustizia.

Il 24enne, al contrario, è noto alle forze dell'ordine fin dalla più tenera età. Nel 2013, ancora minorenne, picchiò con schiaffi e pugni in faccia una sua coetanea in centro a Milano per il solo obiettivo di rapinarla del telefono cellulare. La violenza fu tale che la ragazzine rimase a terra. Per quel episodio poi venne fermato dai carabinieri.

Video: "Sorveglianza per prevenire nuovi crimini"

Nel 2015, con un complice mai individuato, entrò in un negozio per rubare martello demolitore. Venne fermato ma fu reticente e non svelò mai il nome del compagno di furto. 

Non lo fece nemmeno il 3 marzo del 2016, quando venne arrestato durante una rapina in farmacia nel Nordovest di Milano. Grazie al software Key Crime - che aiuta gli investigatori nel riconoscere la serialità dei criminali - venne incolpato di aver commesso altri sette colpi nei giorni precedenti: a partire dal 17 febbraio.

Agiva armato con un coltellaccio da cucina lungo 30 centimetri oppure con una mazza da baseball. Il modus operandi, secondo le ricostruzioni, era sempre molto violento con minacce e aggressioni contro commessi di profumerie o dottori delle farmacie, gli obiettivi prediletti dal ragazzo.

Le tre sommosse in carcere

Da allora, nonostante l'arresto, la sua indole violenta non ha arretrato di un centimetro. Anzi. Nel mese di settembre del 2017 ferì un agente della polizia penitenziaria con una lametta dopo averlo atterrato con un pugno in faccia. L'indomani, mentre i secondini soccorrevano un siriano suo compagno di cella per un taglio al braccio, il giovane detenuto cominciò a urlare contro gli agenti. Protestava perché voleva la televisione. E lo faceva al grido di "Allah Akbar". "Italiani di merda, così ci trattate". "Io vi ammazzo tutti e muoio da martire". E poi con un accendino da fuoco ad alcuni piccoli oggetti.

Un anno dopo, stesso mese, stesse scene. Al carcere di Busto Arsizio. Questa volta coinvolge tre detenuti egiziani. Erano 'armati' di bombolette di deodorante spray e accendini. Incendiarono un materasso e lanciarono le bombolette contro i secondini. Insieme riuscirono a ferire undici agenti della polizia penitenziaria, uno aveva un braccio rotto, prima che la mini sommossa venisse del tutto sedata.

Il suo è un "odio generale verso le persone"

Alla luce del suo processo di radicalizzazione violenta è arrivata la decisione. Alessandra Simone, dirigente della divisione Anticrimine descrive il suo atteggiamento come quello di "odio generale verso le persone", qualcuno "insofferente verso le articolazioni dello Stato". Ora, dal giorno in cui uscirà fuori: la polizia lo 'marcherà stretto' e dovrà essere informata su ogni suo spostamento dal luogo di soggiorno, che sarà obbligato.

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