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Cronaca

Milva, 32 anni: sfrattata, vive in un box col compagno e due figli

In esclusiva presentiamo la storia di una ragazza italo-egiziana che chiede (per ora inutilmente) al Comune di occuparsi del suo caso drammatico. I tempi della burocrazia contro di lei

Questa è una di quelle storie che non vorremmo mai raccontare, ma di cui è doveroso occuparsi. Un esempio di burocrazia che si alza come un muro di fronte all'eccezionalità di un caso drammatico e urgente. Un esempio, anche, di regolamenti a volte senza logica. E un caso emblematico di come si può vivere, a Milano, senza una casa, mentre esistono migliaia di appartamenti pubblici sfitti.

LO SFRATTO E IL LICENZIAMENTO - Dentro un box, ospite di un conoscente, con due figli piccoli da accudire, senza farsi "vedere" da chi vive nello stabile. Lei si chiama Milva Saad Zaghloud e ha 32 anni. E' nata in Italia da genitori egiziani, fa parte della cosiddetta "seconda generazione" di immigrati. A 18 anni ha voluto acquisire la doppia cittadinanza. Viveva in un bilocale con il suo compagno e i due figli (un maschio di 6 anni e una femmina di 3). Il 7 giugno ha avuto uno sfratto per morosità, dopo avere perso il suo posto di lavoro. Era impiegata nell'ufficio marketing di una piccola impresa. In seguito a un problema di salute alle ginocchia che ancora non è del tutto risolto (cammina con le stampelle) è stata licenziata.

"COSTRETTA A VIVERE COME I PIPISTRELLI" - Dal licenziamento al mancato pagamento dell'affitto è un attimo, anche perché il suo compagno fa solo qualche lavoro saltuario edile, ed è appunto arrivato lo sfratto. Milva ha evitato la strada soltanto grazie a un suo conoscente che le ha prestato un box nella periferia Nord, ma lei e la sua famiglia devono stare attenti a far tutto di nascosto, perché vivere in un box può essere anche pericoloso. Così nel box ci vanno soltanto di sera, per poi uscire al mattino presto, senza farsi notare. "Come pipistrelli", dice amaramente Milva. E con due bimbi piccoli non è facile. Per fortuna le maestre d'asilo acconsentono a che i piccoli facciano il pre e il doposcuola, anche se non ne avrebbero diritto perché la mamma non lavora. Ma ad agosto, quando l'asilo sarà chiuso, durante il giorno Milva e i bambini dove andranno?

"NON PUOI PERMETTERTI IL BILOCALE: "NIENTE CASA" - Milva (aiutata dall'Unione Inquilini di Niguarda) ha subito fatto partire la richiesta di una casa popolare con istanza di deroga ai requisiti per urgenza abitativa. Ma questa istanza di deroga (che velocizzerebbe le procedure) è stata respinta dal Comune. Motivo: il Comune ha ritenuto che Milva, fin da subito, non potesse permettersi il bilocale da cui è stata sfrattata. Milva ha fatto un ricorso che verrà esaminato la prossima settimana. In caso di vittoria verrà inserita nella lista d'attesa "urgente" e non potrà comunque avere la casa popolare prima di metà settembre.

IL VIDEO: LA STORIA DI MILVA

SULLA STRADA "PER LEGGE" - Ma è normale che le situazioni non possano essere in qualche modo prevenute? E' normale: una delibera (la n. 817 del 2010) prevede espressamente che le istanze di deroga accompagnate dalla richiesta di casa popolare debbano essere valutate dal Comune "a ridosso dell'esecuzione dello sfratto", cioè da uno o due giorni prima fino a dopo lo sfratto stesso. In pratica, un cittadino che sa che verrà sfrattato, e che si trova in emergenza abitativa, anche se presenta domanda della casa popolare (e relativa istanza di deroga ai requisiti) con largo anticipo, si troverà ad affrontare da solo un certo periodo sulla strada.

SOLDI A CHI LA OSPITA? - Dall'Unione Inquilini fanno notare che il Comune, in questo modo, si trova costretto a spendere un sacco di soldi tra Comunità di vario tipo e alberghi per ospitare queste persone, che secondo lo stesso Comune si trovano in emergenza. Ultimamente, poiché le Comunità (che peraltro sono le più varie, non essendoci quelle dedicate agli sfrattati) sono letteralmente piene, gli assistenti sociali adottano un altro sistema: se l'interessato riesce a trovare qualcuno che lo ospita, il Comune darà all'ospitante un corrispettivo in denaro. E' esattamente questa la soluzione che è stata per ora prospettata a Milva, che però non vuole "pesare" su nessuno e comunque tiene a precisare che (se avesse potuto) avrebbe già usato da sola questo canale.

"PERCHE' NON SI APRONO ALLOGGI NUOVI" - Il caso di Milva, del suo compagno e dei suoi bambini è forse eccezionale, ma proprio per questo è ancora più assurdo che il Comune, per via di una delibera che lo costringe a occuparsi di queste situazioni non per tempo, lasci vivere in un box una madre di due bambini. L'Unione Inquilini da tempo chiede al Comune di Milano che vengano aperti gli alloggi vuoti, che come abbiamo detto ammontano a qualche migliaio, e che venga istituito il principio del "passaggio casa-casa" per gli sfrattati.

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