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Cronaca

Denunciò gli sfruttatori: Adelina, 47 anni, si toglie la vita, non riusciva ad avere cittadinanza

La storia di una ex vittima del racket della prostituzione che fece arrestare 40 aguzzini. Lottava contro il cancro e la burocrazia

Lei, vittima della tratta della prostituzione, aveva fatto arrestare quaranta persone del racket albanese. Lo Stato, come 'ringraziamento' finale, le ha 'rilasciato' il foglio di via obbligatorio dalla città di Roma anziché ascoltare le sue proteste ed accogliere la sua richiesta. Quella di una donna di 47 anni, Alma (detta Adelina) Sejdini, che, dopo avere contribuito a sgominare una pericolosa banda di delinquenti e sfruttatori, ed essere stata condannata a morte dai suoi connazionali, lottava contro il cancro al seno mentre cercava di rifarsi una vita a Pavia e, intanto, chiedeva la cittadinanza italiana, che avrebbe potuto facilitarla per ottenere una casa popolare.

La domanda, però, non corrispondeva più con le informazioni dell'ultimo permesso di soggiorno rilasciato dalla questura pavese. Adelina era apolide perché aveva rifiutato la cittadinanza albanese, ma questa le è stata ultimamente riassegnata. Inoltre nel documento sta scritto che ha un'occupazione ma questo non è vero perché le era stata riconosciuta l'invalidità totale. Problemi per niente simbolici.

A fine ottobre Adelina, tra l'altro in condizioni di salute molto provate, si è recata a Roma per chiedere alle istituzioni di risolvere questo problema burocratico. Non ha avuto udienza e, il 29, si è data fuoco davanti al Viminale con un accendino. E' stata soccorsa e ha riprovato a protestare il 5 novembre. La polizia l'ha prelevata, l'ha portata in questura scrivendo che aveva opposto resistenza a pubblico ufficiale e poi le ha dato il foglio di via obbligatorio da Roma.

Così, sentendosi disperata e priva ormai di fiducia nel suo futuro, domenica si è lanciata nel vuoto da un cavalcavia ferroviario della capitale. Rapita a 17 anni a Durazzo, la sua città d'origine, e violentata dal branco, Adelina aveva una storia alle spalle simile a quella di tante, troppe altre sue connazionali. A metà degli anni '90 arrivò con un gommone e con altre ragazze in Italia, fu costretta subito a prostituirsi e, dopo un po', trovò la forza di fidarsi dei poliziotti e di denunciare i suoi aguzzini.

Ora è troppo tardi, ma l'Italia non le ha restituito ciò che avrebbe dovuto.

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