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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

La straziante lettera di addio di Seid Visin

L'ex calciatore delle giovanili del Milan è stato trovato morto nella sua abitazione di Nocera (Salerno)

Una lettera toccante e straziante. È quella che ha scritto Seid Visin, ex calciatore delle giovanili del Milan trovato morto a Nocera (Salerno) dove era tornato dopo aver indossato per due stagioni la maglia rossonera. Parole dure che fanno pensare. "Ovunque io vada, ovunque io sia, sento sulle mie spalle come un macigno il peso degli sguardi scettici, prevenuti, schifati e impauriti delle persone", ha scritto l'ex calciatore.

Seid Visin, 20enne di origini etiopi, era stato adottato da una famiglia campana e nel 2014 aveva lasciato la sua casa per trasferirsi sotto la madonnina. Aveva giocato con Donnarumma, era una giovane promessa ma poi Seid aveva deciso di tornare a casa sua approdando al Benevento. Poco dopo aveva lasciato il calcio professionistico per finire gli studi e ultimamente giocava con l'Atletico Vitalica, squadra di calcio a 5 della provincia di Salerno.

La lettera di Seid Visin

Seid nella sua lettera ha utilizzato parole drammatiche: "Io non sono un immigrato" scriveva. "Sono stato adottato da piccolo (…). Ricordo che tutti mi amavano. Ovunque fossi, ovunque andassi, tutti si rivolgevano a me con gioia, rispetto e curiosità. Adesso sembra che si sia capovolto tutto". (…) "Ero riuscito a trovare un lavoro che ho dovuto lasciare perché troppe persone, specie anziane, si rifiutavano di farsi servire da me e, come se non mi sentissi già a disagio, mi additavano anche come responsabile perché molti giovani italiani (bianchi) non trovassero lavoro".

"Dentro di me è cambiato qualcosa — scriveva Seid —. Come se mi vergognassi di essere nero, come se avessi paura di essere scambiato per un immigrato, come se dovessi dimostrare alle persone, che non mi conoscevano, che ero come loro, che ero italiano, bianco".

Infine una sorta di confessione: "Facevo battute di pessimo gusto su neri e immigrati (…) come a sottolineare che non ero uno di loro. Ma era paura. La paura per l’odio che vedevo negli occhi della gente verso gli immigrati". E poi "Non voglio elemosinare commiserazione o pena, ma solo ricordare a me stesso che il disagio e la sofferenza che sto vivendo io sono una goccia d’acqua in confronto all’oceano di sofferenza che sta vivendo chi preferisce morire anziché condurre un’esistenza nella miseria e nell’inferno. Quelle persone che rischiano la vita, e tanti l’hanno già persa, solo per annusare, per assaggiare il sapore di quella che noi chiamiamo semplicemente “Vita”".

Dove e come chiedere aiuto

Parlare di suicidio non è semplice. Se stai vivendo una situazione di emergenza puoi chiamare il 112. Se sei in pericolo o conosci qualcuno che lo sia puoi chiamare il Telefono Amico al numero 02 2327 2327 (servizio attivo tutti i giorni dalle 10 alle 24) oppure puoi metterti in contatto con loro attraverso la chat di Whatsapp al numero 345 036 1628 (servizio attivo tutti i giorni dalle 18 alle 21). Altrimenti puoi rivolgerti a Samaritans Onlus al numero 06 77208977 (costi da piani tariffari del tuo operatore), un servizio attivo tutti i giorni dalle 13 alle 22.

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