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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Taxista ucciso, sentenza d'appello ribalta responsabilità

Riconosciuto il concorso in omicidio per Stefania Citterio, ma la procura non aveva fatto ricorso in appello su questo, per cui varrà solo per il risarcimento danni

Stefania Citterio, coinvolta nel 2010 nell'omicidio del taxista Luca Massari, pagherà penalmente per minacce (10 mesi di reclusione) ma - in sede civile - dovrà risarcire per concorso anomalo in omicidio. La singolare sentenza della corte d'appello è in realtà coerente col fatto che la procura non aveva presentato appello per convertire la pena in primo grado (10 mesi per minacce, appunto), ma solo per innalzarla (di un mese: richiesta non accolta), mentre i familiari della vittima avevano chiesto che la corte riconoscesse il reato più grave. Ma ciò varrà solo ai fini del risarcimento danni, da quantificare con un processo civile.

L'episodio è noto: il 10 ottobre 2010 il taxista Luca Massari investì per sbaglio un cane in via Ghini, nella periferia sud di Milano. Scese per rassicurarsi delle condizioni dell'animale e per scusarsi, ma venne aggredito a morte. Per l'aggressione fatale è già stato riconosciuto colpevole Morris Ciavarella, condannato in primo grado con rito abbreviato (e poi in appello) a 16 anni di carcere per avere sferrato "gli ultimi due micidiali colpi". La Citterio (fidanzata di Ciavarella) e il fratello Pietro Citterio erano stati invece condannati nel maggio 2012, lei a 10 mesi per minacce, lui a 14 anni per concorso anomalo in omicidio, incendio e lesioni.

Secondo le indagini, era stata Stefania Citterio la prima a insultare e picchiare Massari, sembra gridando "ti ammazzo, ti ammazzo"; poi erano intervenuti il fidanzato e il fratello. Per quest'ultimo, la corte d'appello ha ridotto la condanna a 13 anni.

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