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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca Bruzzano

Milano, padre e figlio quasi uccidono di botte un ragazzo per una foto su WhatsApp con la ex

La spedizione punitiva per una foto della vittima insieme alla ex del giovane. La storia

Era bastata una foto per far esplodere la violenza. Era stata sufficiente un'immagine recapitata in una chat WhatsApp per far scattare il raid, brutale e mostruoso. Un raid che porta la firma di padre e figlio - 44 anni il genitore, 19 il giovane, entrambi italiani - adesso finiti in cella con l'accusa di tentato omicidio. A fare i conti con la loro furia era stato un uomo di trent'anni, la cui unica "colpa" era stata frequentare una ragazza. 

La sua notte da incubo era andata in scena tra domenica 21 e lunedì 22 marzo. Quella sera il 30enne era stato raggiunto a casa sua - in zona Niguarda - da un amico e lì i due avevano cenato insieme a due ragazze, tra cui una giovane di 22 anni. Durante la serata, il gruppo aveva scattato alcune fotografie condividendole poi in una chat WhatsApp con altri amici. Tra i destinatari di quelle immagini però c'era anche il 19enne, che è l'ex fidanzato della 22enne e che conosce bene la vittima perché hanno lo stesso giro di frequentazioni. 

Appena viste le fotografie, stando a quanto ricostruito dall'Ufficio prevenzione generale della Questura, il giovane arrestato aveva iniziato a minacciare, sempre via WhatsApp, il "rivale" in amore. Verso l'una di notte, quando le due donne erano già tornate a casa loro mentre l'amico si era fermato dal 30enne, le parole, le minacce, si erano trasformate in fatti. 

Il 19enne e suo padre - che in quartiere è noto per i suoi vecchi guai con la giustizia - si erano infatti presentati nell'appartamento e avevano iniziato a suonare insistentemente per entrare. Appena il 30enne aveva aperto la porta, era stata "investito" - per usare il termine di chi ha indagato - dalla furia dei due, che lo avevano colpito con calci e pugni violentissimi alla testa. L'uomo, nonostante le ferite, aveva provato a mettersi a letto, ma un paio di ore dopo era finito al Niguarda, dove era stato immediatamente operato per un grumo di sangue al cervello e per la frattura della calotta cranica. 

Ricevuto l'allarme dai medici, i poliziotti delle Volanti avevano subito ricostruito l'accaduto ed erano andati a casa di papà e figlio - che vivono sempre in zona -, fermandoli. Mercoledì, dopo quasi tre giorni in terapia intensiva, il 30enne si è risvegliato ed è stato finalmente ascoltato dai magistrati. Nel pomeriggio, al termine di tutti i riscontri del caso, il fermo di indiziato di delitto dei due aggressori è stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari, che ne ha disposto la custodia nel carcere di San Vittore. La vittima, invece, resta ancora ricoverata in prognosi riservata, ma dovrebbe cavarsela. 

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