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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Ferì alla gola un militare dell'esercito urlando "Allah Akbar": chiesti 14 anni di carcere

L'aggressione nel mese di settembre del 2019. Il pm: "E' un lupo solitario ma aveva finalità terroristiche"

Chiesta una condanna a 14 anni e 3 mesi di carcere per lo yemenita Mahamad Fathe, che la mattina del 17 settembre 2019 ferì alla gola con un paio di forbici il caporale maggiore dell'esercito Matteo Toia in Stazione Centrale. L'uomo avrebbe gridato "Allah Akbar", ovvero "Allah è più grande", mentre compiva il gesto. L'aggressore era scappato in direzione di via Vittor Pisani, ma era stato poi fermato dai carabinieri del Reggimento Lombardia e da un 'migrante eroe'.

Aggressione Stazione Centrale (foto A. Gemme/MilanoToday)

Il video dell'aggressione

Il pubblico ministero Enrico Pavone non ha contestato al 25enne una affiliazione a organizzazioni terroristiche, ma ha chiesto che venga riconosciuta l'aggravante della finalità terroristica in quanto assimilabile ai "lupi solitari", insieme alle attenuanti generiche considerando i problemi in cui versava. Il 12 novembre è prevista la requisitoria della difesa e poi la sentenza.

Durante la requisitoria il pm ha fatto il paragone con i recenti attentati di Nizza e Vienna. Secondo il magistrato, Fathe avrebbe voluto in ultima analisi spaventare la popolazione, terrorizzare, fare paura, colpire lo Stato: la "prova" sarebbe nel grido e nella scelta del bersaglio (un militare). Di qui la finalità terroristica.

"Lupo solitario" con finalità di uccidere

Inoltre Fathe, colpendo alla gola, ha "puntato" a una zona vitale e soltanto per un caso fortuito il gesto non ha avuto conseguenze letali, di qui l'accusa di tentato omicidio. La perizia disposta sul 25enne ha accertato che fosse capace di intendere e di volere anche se disorientato la sera del gesto. Una volta arrestato, Fathe (precedentemente segnalato in Germania come "simpatizzante" dell'estremismo) disse che da qualche giorno dormiva nei dintorni della stazione e che sentiva "voci" che gli suggerivano di morire come un martire. Per gli inquirenti aveva pianificato la sua azione.

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