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Cronaca Inzago / Via Milano

Terrorismo: italiana convince la famiglia a combattere con l'Isis. La storia

"Mujaheddin che hanno 15-16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande no? Lode ad Allah... Questo è quello che dobbiamo fare per allargare lo Stato Islamico". Queste alcune delle parole che Fatima usava per convincere i suoi parenti a combattere con l'Isis

"Ma io ti parlo a nome dello Stato Islamico, lode ad Allah, e Abu Bark Al Baghdadi chiama qui alla hijra, chiama tutto il mondo alla hijra, chiama tutti gli uomini al jihad per causa di Dio, perché noi dobbiamo distruggere i miscredenti". 

Sono le parole che Maria Giulia Sergio, giovane italiana di 28 anni da diversi anni convertita all'Islam dopo un primo matrimonio con un musulmano marocchino, pronuncia al telefono mentre parla con sua madre Assunta. La ragazza, che da settembre 2014 si è arruolata insieme con il nuovo marito albanese tra le fila dell'Isis, cerca di convincere la mamma e tutta la famiglia Sergio a partire alla volta dello Stato Islamico, tra la Siria e l'Iraq. Un'opera portata avanti da mesi e con estrema determinazione, secondo quanto hanno scoperto gli inquirenti. Un lavoro lungo che ha portato i suoi frutti: tanto che il padre Sergio Sergio, la madre Assunta e la sorella Marianna si apprestavano a seguire le orme della 28enne, nota come Fatima da quando indossa il velo.

I tre Sergio, originari di Torre del Greco (Napoli) ma residenti ad Inzago (Milano), sono stati arrestati con un blitz della Digos durante la notte tra martedì e mercoledì. In carcere, con l'accusa di associazione per terrorismo internazionale e viaggio con la medesima finalità, sono finiti anche due cittadini albanesi: Arta Kacabuni, arrestata a Scansano (Grosseto), e Baki Coku, preso in Albania. Sono parenti di Aldo Kobuzi, il marito di Fatima, ed erano pronti per la jihad. Oltre ai cinque in manette, ci sono cinque ricercati: la coppia di sposi, altri due famigliari di Kobuzi e una canadese che risiede in un paese arabo e che online è attivissima nella mansione di reclutamento. Il contributo di quest'ultima, secondo le indagini, è stato fondamentale nella decisione di Fatima e dei suoi.

La famiglia Sergio decide di arruolarsi al Califfato nel mese di marzo. Online vengono messi in vendita i mobili e suppellettili di casa, ad aprile il padre lascia il suo lavoro e ritira il tfr. Poi comprano le valigie e, nel mese di giugno, Assunta (al secolo Bonfiglio) fa le pratiche per ottenere il passaporto. La loro idea - secondo quanto rivelato dal procuratore Maurizio Romanelli - è quella di ripetere il percorso che la figlia ha fatto a settembre 2014. Anche se la madre nutre molti dubbi: "Ma io che faccio lì? Che vita faccio? C’è la lavatrice? C’è l’orto? Posso coltivare?", chiede a Fatima durante una delle loro conversazioni. Ma l'idea della figlia è una sola e la dice chiaramente al padre in un'altra telefonata: "Papà, tu sei chiamato dall’Islam, tu comandi in casa: prendi la mamma per i capelli e portala qui in Siria. Tu sei il marito, lei è obbligata a obbedirti" 

Terrorismo Islamico: famiglia italiana arrestata

Quando la ragazza, che in passato era apparsa in tv per difendere le sue posizioni sull'Islam (video), decide di aderire allo stato fondamentalista, si mette in contatto con qualcuno degli ambienti estremi per trovare un marito. A settembre conosce e, nel giro di pochi giorni, sposa l'albanese, anche lui un radicale. Il matrimonio si celebra il 17 settembre a Treviglio (Bergamo). Insieme partono per Scansano dai parenti di lui, poi il 21 dello stesso mese volano da Fiumicino ad Istanbul. Il 22 prendono un volo per Gaziantep, sempre in territorio turco. Abbandonati gli smartphone e le schede telefoniche europee, entrano in contatto con un personaggio con un ruolo molto rilevante per lo Stato Islamico, secondo gli investigatori della Sezione Antiterrorismo della Digos: il suo compito è quello di smistare i foreign fighters. Ad ognuno viene affidata una zona ed una funzione precisa. A novembre l'albanese, che ha un fratello 'martire', viene addestrato per sei settimane in un campo tra il Tigri e l'Eufrate per diventare mujaheddin. Lei resta con la famiglia di lui con l'obiettivo di convincere i suoi parenti italiani a radicalizzarsi.

Gli argomenti per convincere i suoi familiari 'occidentali', oltre a quelli religiosi, sono anche economici. Lo Stato Islamico, con il fine di attirare a sé i fondamentalisti, promette una sorta di welfare completo per le mogli dei combattenti. Ma non solo: le auto, perlopiù bottini di guerra, sono vendute a prezzi stracciati e via dicendo. Una sorta di contraddizione interna se si pensa che Fatima, dal suo paese in guerra perenne, diceva a sua sorella: "Noi non vogliamo essere amici dei miscredenti. A noi non serve niente di quello che fanno loro. E' questo che dovete capire come ragionamento, capisci? Come ragionamento, cioè è finito il tempo che il musulmano sta nella terra della miscredenza, quello era il tempo dell'ignoranza, adesso c'è il kahlifa... Se vuoi, qui vedete i mujaheddin cosa fanno per amore di Allah, lode a Lui l'Altissimo, lasciano case, soldi, mogli, figli, lasciano tutto e vengono qui, vanno a combattere. Mujaheddin che hanno 15-16 anni che ammazzano 50 miscredenti, Dio è grande no? Lode ad Allah... Questo è quello che dobbiamo fare per allargare lo Stato Islamico".

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