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Cronaca

"Lascio problemi": così Don Verzé nel suo testamento

Il sacerdote-manager scrisse sei pagine a mano qualche mese prima di morire, invitando i suoi collaboratori a "stare uniti" e augurandosi che il San Raffaele restasse "laico e libero"

"Lascio problemi": così Don Verzé nel suo testamento, sei pagine vergate a mano. Il sacerdote-manager (deceduto il 31 dicembre 2011) vergò il 15 agosto precedente il documento, quando sul San Raffaele già c'era l'ombra del crac finanziario ma non si erano ancora configurati i successivi assetti: "Prego che nulla venga mutato", scrive il fondatore dell'ospedale riferendosi con ogni probabilità all'interesse del Vaticano. Interesse che poi, come si sa, non si è concretizzato, visto che la gara è stata vinta da Giuseppe Rotelli con una maxi-offerta. "L'opera - scrive Don Verzé - deve restare laica e libera".

Destinatari del suo testamento sono i "Sigilli", come li chiama, ovvero i suoi più stretti collaboratori, che vivevano con lui. Si tratta più che altro di un testamento spirituale, anche perché di soldi ce ne sono pochi. "Mai anteporre il denaro come condizione per fare ciò che vi è richiesto da Dio", scrive. E ancora: "State uniti - rivolto ai collaboratori - e sacrificate qualsiasi cosa all'unione tra voi e nessuno vi batterà".

L'unica richiesta per sé è sulla sua sepoltura: "Desidero venir sepolto - chiede - dietro l'altare della Madonna della Vita nella cappellina già preparata, e ciò per continuare a godere della Santa Messa e delle preghiere di tutti". E infine il ricordo di cosa voleva essere il San Raffaele fin dagli esordi: "Ogni ammalato è Gesù che patisce".

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