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Cronaca

Tifoso morto negli scontri Inter-Napoli, Manduca (presunto investitore) resta ai domiciliari

Il tifoso napoletano è accusato di omicidio volontario

Fabio Manduca, il tifoso napoletano di 39 anni accusato di avere ucciso Daniele Belardinelli durante gli scontri di via Novara del 26 dicembre 2018, resterà agli arresti domiciliari. La misura è stata confermata dal Tribunale del Riesame di Milano, dopo che il 9 novembre il gip Guido Salvini aveva disposto i domiciliari, anziché il carcere, per il 39enne.

Il trasferimento dal carcere ai domiciliari era stato motivato con il venire meno di una esigenza cautelare. In quel momento ormai i testimoni napoletani erano stati tutti sentiti, pertanto non c'era più il rischio che Manduca li potesse condizionare. Manduca resta quindi ai domiciliari con la postilla del divieto di contatti con persone diverse dai suoi stessi familiari. 

Video: il via alla guerriglia e l'auto dei napoletani

Il 39enne è accusato di omicidio volontario: sarebbe stato lui a travolgere il coetaneo di Varese Belardinelli a bordo di una Renault Kadjar poco prima che iniziasse il match tra Inter e Napoli al Meazza, in occasione degli scontri tra le opposte tifoserie. Scontri per i quali diversi tifosi dell'Inter sono stati a loro volta perseguiti. Belardinelli, gravemente ferito, era stato portato al San Carlo dove poi era deceduto.

Incastrato dai video

"L'arrestato arriva alla fine di una lunga indagine - aveva spiegato Claudio Ciccimarra, capo della Digos meneghina -. È stato un lavoro difficile, abbiamo dovuto fare i conti con il silenzio degli ultras milanesi e napoletani, ma siamo riusciti a ricostruire la dinamica esatta dei fatti anche grazie a tante immagini, alle dichiarazioni dei testimoni, alle perizie". 

E una mano grande, molto grande è arrivata proprio dai video. Nelle immagini - passate al setaccio frame per frame dagli investigatori - si vedono le fasi cruciali dell'agguato che i tifosi interisti - spalleggiati dagli ultrà del Varese e del Nizza - avevano organizzato contro la carovana dei rivali partenopei.

La guerriglia frame per frame

La guerriglia inizia  quando la telecamera - che ha l'orario di un'ora e dieci minuti in avanti - segna le 20.33 e 20 secondi. In quel momento uno scooter precede il gruppo dei napoletani - che si trova in via Novara - e all'angolo con via Zoia il giovane in moto fa un segnale a un ragazzo che è lì all'angolo ad aspettare. 

Il "palo" temporeggia un attimo perché vede passare una Volante - l'unica in zona - e poi accende un fumogeno che è il via alle "ostilità". Alle 20.33 e 23 secondi, cinquanta interisti - con Belardinelli in prima fila - invadono la strada e vanno verso destra, subito seguiti da altri che "prendono" la strada nel senso opposto. 

Tra i due blocchi - e questa è la verità incontrovertibile raccontata dai filmati - restano soltanto un'Audi A3 e una Renault Kadjar, proprio l'auto guidata da Fabio Manduca, che a bordo ha altri quattro uomini, tra cui uno ritenuto particolarmente vicino ai Mastiffs, il gruppo della curva A un tempo capeggiato da "Genny a Carogna".

Il sorpasso e l'investimento

A quel punto, sempre secondo le indagini, il 39enne accelera, sorpassa l'Audi sulla sinistra e poi converge verso il centro, prendendo in pieno Belardinelli, che muore poco dopo in ospedale per i traumi riportati. L'Audi segue la stessa traiettoria e il conducente deve svoltare a destra per evitare un corpo a terra, che è proprio quello di "Dedè". 
 
La kadjar riappare nei filmati poco dopo, all'angolo con via Sant'Elena: alcuni degli occupanti scendono, qualcuno accende la torcia del proprio smartphone per guardare sotto la vettura e poi sparisce tra le tante macchine fuori dal Meazza. 

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