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Portavano i siriani da Milano al Nord Europa: sgominata la banda

Le indagini della polizia a partire da un possibile autista che però si era rifiutato di eseguire il trasporto

Visti gli arrivi di profughi siriani, avevano "odorato" l'affare e avevano costituito un'organizzazione per trasportarli dalla Lombardia al Nord Europa, la destinazione preferita dei migranti provenienti dalla Siria, che in Paesi come la Danimarca, la Germania o l'Austria hanno parenti e punti d'appoggio. Dieci le persone arrestate nella giornata del 19 luglio, ma tredici le ordinanze di custodia cautelare. L'operazione è partita da Monza ed è stata condotta dalla polizia del capoluogo brianzolo, ma sotto l'egidia della Dda (Direzione distrettuale antimafia).

Scafisti di terra: 13 arresti della polizia

Tutto è iniziato ad agosto del 2014. Un egiziano si è presentato al commissariato di Monza per denunciare ciò che gli era appena successo: era stato contattato da un suo connazionale che gli aveva offerto molti soldi. In cambio avrebbe dovuto trasportare una famiglia siriana all'estero in automobile. Comprendendo che si trattava di un reato (e anche di un odioso sfruttamento ai danni di quella famiglia piena di speranze), si era rifiutato e aveva anche deciso di riferire la cosa alle autorità di polizia.

Le indagini sono partite immediamente e sono durate circa due mesi e mezzo, durante i quali gli investigatori hanno accertato almeno venti viaggi all'estero per un ricavo totale di circa 70 mila euro. Gli "scafisti di terra" si facevano pagare dai 500 ai 1.000 euro a persona, in base alla distanza: un viaggio poteva quindi fruttare un ricavo anche di cinquemila o seimila euro, con una media comunque inferiore (circa 3.500). I viaggi venivano pagati metà all'inizio e metà al buon esito. 

I siriani, in partenza dal Nord Africa, venivano già a conoscenza della possibilità di essere portati - una volta in Italia - nell'Europa del Nord. Un complice dell'organizzazione, dalla Libia o dalla Tunisia, faceva sapere ad un altro "contatto" in Sicilia che stava per partire una barca. Di costui i siriani avevano il numero di telefono. Ed era proprio lui a contattare, a sua volta, l'egiziano ai vertici dell'organizzazione, il 37enne F.M.R.A., regolarmente residente a Monza e con qualche precedente penale. Questi raccoglieva le "prenotazioni" dei viaggi e dava appuntamento alle famiglie siriane fuori dalla stazione di Milano o, più spesso, nei pressi di quella di Sesto San Giovanni, per dare meno nell'occhio.

L'uomo garantiva ai siriani il viaggio della speranza nell'immediato o - al massimo - entro un paio di giorni. In questo caso, forniva loro un appartamento a Monza (nella zona sud della città, al confine con Cinisello Balsamo) perché potessero attendere "comodamente". Trovava sul momento gli autisti che provvedevano con proprie automobili o furgoncini. Proprio qui si inserisce l'episodio che ha dato il via alle indagini: F.M.R.A., visti aumentati i possibili "clienti", si trovava costretto a recuperare autisti anche al di fuori dell'organizzazione. Uno di questi ha preferito declinare l'offerta e anzi si è rivolto alla polizia.

In due casi i viaggi sono "finiti male". Una volta l'autista (anch'esso trovato in fretta e furia e non esattamente "di fiducia") ha pensato, una volta giunto in provincia di Bergamo, di rapinare la famiglia che stava trasportando, abbandonandola lì. Un'altra volta è accaduta la stessa cosa, ma appena dopo la partenza, ancora in territorio brianzolo. In un terzo caso, invece, gli agenti di polizia hanno intercettato un furgoncino che stava trasportando siriani nei pressi di Ivrea, denunciando a piede libero l'autista. 

Oltre all'egiziano ai vertici della banda, la polizia ha arrestato diverse persone che ne facevano parte integralmente e che facevano da autisti per i viaggi: due albanesi di 26 e 37 anni, residenti in provincia di Brescia, una brasiliana di 44 anni, un romeno e due romene. Una di queste ultime, una 32enne, svolge normalmente l'attività di escort ma non disdegnava di guidare i siriani verso il Nord Europa, è stata ammanettata in provincia di Venezia, dove si trovava per caso.

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