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Cronaca

La truffa 'perfetta' da un milione sul vino pregiato

1.442 bottiglie sono state fatte sparire nel nulla

Una persona condannata per una truffa da un milione di euro, messa in atto tra Milano e Cervinia, dove il titolare di un'enoteca è stato raggirato. 1.442 le bottiglie di vino pregiato, 28 bancali in tutto, che sono state fatte sparire prima di far scoprire che al posto delle banconote c'era carta straccia.

Il giudice di Aosta Marco Tornatore ha condannato Francesco Antonio Votta, 34enne originario di Catanzaro e residente nel Milanese, a un anno e sei mesi di reclusione e 500 euro di multa. La pena sarà sospesa se, entro tre mesi dalla data di irrevocabilità della sentenza, risarcirà il venditore con una provvisionale di 100mila euro e con una da 25mila euro un ristoratore cinese di Milano a cui erano state già vendute diverse bottiglie.

La "truffa perfetta"

Secondo gli inquirenti valdostani si è trattato di una "truffa perfetta". O quasi. La vicenda risale all'autunno del 2021, quando il titolare dell'enoteca era arrivato a Votta tramite un mediatore, a cui erano stati promessi 900mila euro se l'affare si fosse concluso. "Doveva liberare il negozio a seguito dello sfratto ricevuto  - ha detto in aula la difesa di parte civile del venditore -. Quella merce rappresentava tutta la sua vita e Votta, presentandosi con un altro nome, era andato a Cervinia almeno due volte per verificarla. Gli accordi prevedevano una prima tranche da 200mila euro con un bonifico immediato, mai arrivato, poi 300mila e, in conclusione, i 500mila". Il pagamento "doveva avvenire in larga parte in nero", ha ricordato il pm Luca Ceccanti nella sua requisitoria.

I vestiti costosi e la carta straccia al posto dei contanti

"In un mese - ha ricostruito il pm Ceccanti - si arriva alla conclusione dell'affare. Ma nessuno si fida". Il venditore e il mediatore "vanno a Milano, dove trovano altri sodali. Non siamo riusciti a identificarli. Hanno auto di grossa cilindrata e indossano abiti costosi, per dare affidabilità finanziaria. Aprono una valigia per mostrare delle banconote, solo uno strato superficiale. Una volta convinto della loro buona fede, il venditore fa partire il vino da Cervinia. Nel corso del tragitto uno dei due camion sparisce". Lo guida un autista calabrese 52enne che abita nel Milanese, assolto dall'accusa di truffa "perché il fatto non costituisce reato". Poi, continua il pm, "si aprono le valige, che però sono riempite di carta straccia. La truffa perfetta. La perquisizione nella cantina di Votta porta a scoprire le bottiglie, che valgono anche decine di migliaia di euro l'una".

Ma, secondo la parte civile, non tutte le 1.442 bottiglie sono state trovate in quella cantina: "Ne mancano 453, per un valore commerciale di 233 mila euro". Di qui la provvisionale di risarcimento stabilita dal giudice. "Votta - ha riferito il pm in aula - era stato identificato da quattro persone diverse". A lui si è arrivati con le indagini della polizia di Stato, grazie anche alla foto di una delle bottiglie più costose, che era apparsa sui social media. La difesa di Votta ha parlato di una "ricostruzione suggestiva della Procura. Il mio assistito non è mai stato presente nella fase fondamentale, quando si organizzavano gli artifizi". 

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