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Cronaca

"Vuole risparmiare sul ticket": la nuova scusa per le truffe sugli anziani, arrestate tre donne

Una delle donne, la più giovane, è ora ricercata perché fuggita alla cattura in un campo rom

La mattina del 27 maggio 2019 hanno suonato al campanello dell'appartamento di una pensionata di Milano che all'epoca aveva 82 anni. Per farsi aprire la porta, hanno detto in modo convincente e sicuro di essere operatrici del Comune incaricate di "verificare quali farmaci utilizzasse per consentirle l'esenzione del ticket". E che, in caso contrario, avrebbe dovuto "pagare i medicinali". In non più di un paio di minuti, mentre controllavano i blister, chiedevano informazioni riguardo le risorse di denaro o gioielli contenuti in casa per un controllo veloce - proprio in virtù del fatto che altrimenti non ci sarebbe stato l'accesso all'esenzione del ticket sanitario - e con una scusa, spesso quella di usare il bagno, una delle truffatrici arraffava tutto e andava via mentre l'altra distraeva la vittima, prima di abbandonarla al suo destino.

Truffatrici arrestate a Novara e Vercelli, una è latitante

Poche e sistematiche frasi, pronunciate in pochi minuti, che erano diventate il loro infallibile passepartout ma che non sono bastate per ostacolare le veloci indagini, coordinate dal sostituto procuratore Paola Pirotta e portate a termine dal Pool Antitruffe "soggetti deboli" della Procura della Repubblica, che giovedì mattina ha permesso di arrestare tre donne. Sono, secondo le accuse, vere e proprie specialiste: Ermelinda Dellachà, 71enne residente in un campo nomadi a Galliate (Novara), Orietta Capelletto, residente in un campo rom a Ghislarengo (Vercelli) e sua figlia, che è riuscita a fuggire alla cattura e attualmente è ricercata, Consuelo Riviera di 31 anni.

I colpi a Milano e hinterland: la scusa del ticket

'Una chiave', quella dell'esenzione del ticket, che stando a quanto ipotizzato dagli investigatori, le donne complessivamente avrebbero utilizzato almeno in altre otto occasioni tra Milano, Bollate, Arese e Rho. Anche se non sempre lavoravano insieme ma con altre complici non riconosciute dalle vittime, a differenza delle tre imputate. Penetravano nelle abitazioni di anziane perfettamente sconosciute fino a pochi istanti prima ma che una volta 'ingabbiate' si facevano guidare dritte dritte nella trappola che le finte addette comunali avevano loro preparato. 

Video: le truffatrici in azione

Una 86enne di Arese, una pensionata di Bollate, una coppia di anziani coniugi ultraottantenni di Milano, una 87enne di Rho, altre quattro pensionate di Milano. Tutte nello stesso modo, commesse tra ottobre 2018 e maggio 2019. Tutte in orari mattutini e con bottini variegati: si andava dalle poche centinaia di euro ai circa mille in contanti, dalle fedi matrimoniali, alle collane, dai braccialetti e gli anelli in oro e argento ai libretti degli assegni, passando per alcuni orologi di valore. Tutto materiale che, questa l'ipotesi, veniva rivenduto attraverso collaudati circuiti di ricettazione. 

Tradite dalle auto e dal loro passato criminale

Per arrivare a loro, gli uomini della polizia di Stato, dai carabinieri, e dalla polizia locale della sezione di polizia giudiziaria della Procura di Milano, sono partiti dalle analisi delle telecamere presenti nei varchi comunali nei pressi delle zone colpite. Due vetture sono casualmente risultate essere una costante: una Peugeot 206 bianca e una Volvo C30 di colore grigio, entrambe riconducibili alla più giovane delle donne accusate. E poi i tabulati telefonici che hanno evidenziato l'incremento delle telefonate tra le tre, nei giorni dei colpi. Nonché il passato conclamato di Capelletto e Dellachà, già arrestate in flagranza di reato per furti in abitazione commessi con modalità analoghe. E infine, la prova chiave appunto, il riconoscimento fotografico da parte delle vittime, che hanno così contribuito ad ottenere un po' di giustizia.

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