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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

La 'fabbrica' dei redditi di cittadinanza: la maxi truffa da oltre 20 milioni di euro

Otto persone arrestate, dopo le 16 già in manette. Come agiva la banda

C'era chi si occupava di trovare i documenti in Romania. Chi, in Italia, aveva il compito di mettere insieme tutte le "carte" necessarie. E chi, al termine della filiera, aveva il compito di andare a riscuotere, di trasformare quelle "carte" in soldi. Era una vera e propria fabbrica dei redditi di cittadinanza quella scoperta dalla guardia di finanza di Cremona e Novara, che mercoledì mattina - su diposizione del Gip del tribunale di Milano - ha eseguito otto ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone accusate di far parte di un'associazione per delinquere "dedita al conseguimento di pubbliche erogazioni".

L'operazione delle fiamme gialle, come spiegato dai militari in una nota, nasce dal blitz di novembre scorso, quando erano state arrestate altre 16 persone: si trattava degli "organizzatori e ispiratori del gruppo che, in poco più di un anno, ha arrecato un danno di oltre 21,5 milioni di euro all’erario presentando oltre 10mila domande di reddito di cittadinanza" nonostante nessuno avesse i requisiti richiesti dalla legge. 

Le indagini hanno accertato che i capi della banda, tutti cittadini di origine romena, "avevano il compito di procurare i documenti e i nominativi di propri connazionali avvalendosi anche dell'ausilio di complici operanti all'estero". A quel punto entravano in gioco "titolari e dipendenti di Caf e patronati compiacenti" che ricevevano i documenti, "tramite persone di fiducia", e compilavano tutta la documentazione necessaria per presentare la domanda. Poi, come in una vera e propria catena di montaggio, "mediante la produzione di certificati di attribuzione del codice fiscale e documenti d’identità contraffatti", donne e uomini del gruppo andavano negli uffici postali e lì ottenevano il sussidio. 

Partendo dall'indagine di novembre, ricostruiscono i finanzieri, le fiamme gialle sono arrivate ai nuovi otto indagati attraverso "l'analisi dei contenuti dei profili social degli arrestati incrociati con i dati contenuti nei pc e nei cellulari sequestrati". Sarebbero stati proprio loro, sempre secondo le indagini, a "cercare nuovi canali idonei alla perpetrazione delle frodi". Tra gli arrestati c'è anche una ex dipendente di un Caf, che già in passato sarebbe risultata coinvolta nella truffa. 
 

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