"The caucasian job", dopo gli attentati preso il venditore di documenti (col profilo Instagram)
In manette un 35enne. Così produceva e vendeva documenti falsi a chiunque li chiedesse
Era talmente sicuro di sé da vendere i suoi prodotti su Instagram. Talmente sfacciato da offrire ai clienti la garanzia soddisfatti o rimborsati. E talmente bravo da aver messo in piedi un vero e proprio mercato, al dettaglio e all'ingrosso. Un uomo di 35 anni, un cittadino russo di etnia cecena, è stato arrestato mercoledì a Varese con l'accusa di possesso e fabbricazione di documenti falsi.
A fermarlo sono stati gli agenti della sezione Antiterrorismo della Digos della Questura di Milano che da sei mesi stavano indagando su di lui coordinati dal sostituto procuratore Alberto Nobili e da Enrico Pavone della Sezione Distrettuale Antiterrorismo della Procura di Milano. L'indagine, rinominata "The caucasian job", è nata da una precedente operazione anti terrorismo messa a segno in Austria quando la polizia di Vienna ha segnalato ai colleghi di Milano la presenza in provincia di uno dei contatti "preferiti" del loro principale sospettato.
Così, dopo essere arrivati al 35enne, gli agenti hanno accertato che era un vero e proprio produttore di documenti falsi a disposizione di chiunque li chiedesse. Il modus operandi era semplice: il cliente contattava al telefono o via web il gruppo criminale indicando la tipologia di documento richiesto. Poi, dopo aver ricevuto la foto dall'acquirente e avuta la conferma del pagamento tramite money transfer, la banda spediva i documenti, che venivano a costare tra i 300 e i 1500 euro, a seconda del tipo e della quantità ordinata.
E come in un vero e proprio mercato, il "fabbricatore" aveva anche un profilo Instagram di "lavoro" sul quale scriveva: "Carte di identità incluso formato elettronico. Siamo pronti ad aiutarti nell'ottenimento di documenti europei. Fare una carta d'identità. Patenti di tipo internazionale", assicurando inoltre che "noi garantiamo il completamento del lavoro al 100%, altrimenti vi rimborseremo i vostri soldi".
La spinta decisiva per far scattare le manette - ha sottolineato la Questura in una nota - è arrivata dopo "i recenti fatti di Parigi, Nizza e Vienna", gli ultimi attentati messi a segno in Europa, che "hanno suggerito agli investigatori l'opportunità di accelerare la conclusione dell'operazione". Quindi, anche se "sugli effettivi fruitori dei documenti falsi non è stato possibile al momento individuare una connotazione chiara" sembra evidente che ci fosse il rischio che quei documenti finissero in mani di potenziali terroristi.
Al momento del blitz, avvenuto a Varese, al 35enne - che era in compagnia di due cittadini ucraini - sono stati sequestrati 30 documenti falsi, 4 computer e 14 cellulari. Proprio dai telefoni e dai pc potrebbe arrivare una mano per ricostruire la sua rete di clienti e complici.