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Cronaca Sempione / Corso Sempione

Fuori dal finestrino del tram: il bello di Milano che nessuno guarda mai

Metti un giro in tram, e guarda fuori: scommettiamo che se l'Arco della pace fosse a Parigi, emergerebbe da una calca di centinaia di persone?

Incrocio tra via Arona e corso Sempione: saliamo sulla linea 1 del tram. Il mezzo è quello storico, la tecnologia è come quella della metropolitana.

Cerco, invano, di timbrare il biglietto nella vecchia obliteratrice: mi sembra di sentire la voce metallica che indica quale è la prossima fermata, dirmi di andare più avanti e timbrare nel posto giusto.

VIDEO: LO SPLENDIDO VIAGGIO NEL CENTRO DI MILANO

Siamo in corso Sempione, un tempo un nodo importantissimo per i trasporti milanesi. Difficile dirlo oggi se non usando tanta immaginazione, magari fermandosi increduli ad osservare un respingente abbandonato in mezzo al corso.

Proseguiamo il viaggio e arriviamo all’Arco della Pace: mi stupisce ogni volta pensare che non sia sempre circondato da curiosi e turisti. E’ talmente bello che, ad avviso del mio compagno di viaggio e mio, fa impallidire di invidia tutti gli archi nel resto d’Europa. E invece poca gente: sono le 17 e questa zona si riempirà tra non meno di tre ore.

Scorgiamo, proseguendo, la Torre Branca: nelle giornate limpide, la vista che è possibile godere dall’alto è impareggiabile: si può scorgere la città abbracciata dall’arco alpino. Arriviamo in via Vincenzo Monti e quindi, girando a sinistra entriamo in via Boccaccio, una delle strade più affascinanti della città. L’arrivo della nostra prima tappa è piazzale Cadorna: "L’ago, il Filo e il Nod"o oggi sono coperti per un restauro, ma appena scesi dal tram veniamo accolti dal Castello Sforzesco che fa capolino tra i palazzi e Foro Bonaparte che si apre dinnanzi a noi.

Il nostro viaggio è durato poco meno di mezz’ora.

Quante cose potremmo gustarci tutti i giorni, guardando fuori dal finestrino del tram se non fossimo troppo impegnati ad osservarci la punta della scarpe o, molto più semplicemente se imparassimo a vivere la nostra città nello stesso spasmodico modo che usiamo quando siamo all’estero.

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