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Cronaca

Violentata dal marito doveva rendere bonus prima casa: dietrofront Agenzia delle entrate

Inizialmente il ricorso della donna era stato respinto affermando che il motivo che aveva spinto a vendere prima dei 5 anni previsti non fosse "grave e inevitabile". Ora il passo indietro: vengono ammesse "cause di forza maggiore"

Ha rivenduto la casa che aveva acquistato con il compagno, che per anni l'aveva picchiata e violentata, ma non erano passati i cinque anni previsti per poter usufruire del buono prima casa. L'agenzia delle entrate inizialmente aveva stabilito come la donna, vittima di violenza anche mentre era incinta, dovesse rimborsare l'agevolazione, ma ora ha fatto un passo indietro decidendo di annullare la richiesta di rimborso, viste le cause di forza maggiore.

Nei giorni scorsi, la commissione tributaria di Varese aveva respinto il ricorso presentato dagli avvocati della signora Filippo Caruso e Giorgio Pirandelli, sostenendo che il suo non potesse essere considerato un "caso di gravità estrema, assolutamente fuori da ogni possibile previsione, eccezionale ed inevitabile". Il tutto a dispetto della denuncia presentata per le violenze e le minacce subite dal compagno e il trattamento sanitario obbligatorio al quale era stato sottoposto nel 2017 l'uomo, che si è poi suicidato mentre era ricoverato in una struttura psichiatrica.

In seguito, dall'Agenzia delle entrate hanno comunicato di aver cambiato la propria posizione avendo ritenuto "in sede amministrativa che nel caso di specie sussistano le cause di forza maggiore a favore della contribuente". Pertanto, si è stabilito di annullare "il relativo avviso di liquidazione, esonerando quindi la donna dal pagamento".

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