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Cronaca

Violenza sulle donne: «Punire uomini fondamentale ma vanno anche rieducati»

La Fondazione Somaschi attiva sia nell'aiuto alle donne sia nei percorsi di recupero degli uomini violenti

«Punire gli uomini violenti è fondamentale ma non basta». Lo dice Chiara Sainaghi, responsabile dei servizi antiviolenza della onlus Fondazione Padri Somaschi tracciando il bilancio d'attività nell'ultimo anno in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. «Per prevenire la recidiva è necessario intervenire anche sulla loro rieducazione».

Ed è proprio in tal senso che l'associazione, dal 2018, porta avanti un progetto sperimentale, autofinanziato, dedicato alla rieducazione degli uomini che maltrattano le donne. Si chiama "Nonpiùviolenti" e all'avvio ha coinvolto undici uomini. A chi partecipa viene proposto un percorso gratuito guidato da uno psichiatra e uno psicoterapeuta con incontri di gruppo a cadenza quindicinale.

Violenza contro le donne: online sito Rete Antiviolenza

L’obiettivo è guidare i partecipanti alla presa di coscienza della gravità delle azioni compiute e all’apprendimento di nuove strategie di comportamento, con un monitoraggio costante della violenza anche tramite il confronto con le compagne degli uomini coinvolti. «Le donne che accogliamo nei nostri centri e nelle case protette hanno paura di tornare, presto o tardi, a essere in pericolo - spiega Sainaghi -. Per questo è necessario lavorare sulla prevenzione: il trattamento degli uomini deve diventare a tutti gli effetti un pezzo del sistema del contrasto alla violenza di genere».

Gli uomini vengono coinvolti su richiesta spontanea o della compagna che è stata vittima di violenza, oppure in seguito all'invio da parte dei servizi sociali. In questo momento sono trentadue, da 18 a 70 anni d'età. Gli incontri del percorso, nel 2020, si sono resi più complicati perché con il lockdown si sono svolti a distanza, ma i risultati restano incoraggianti: finora si è registrato un solo caso di recidiva, e si tratta di un uomo che aveva appena iniziato a frequentare il gruppo.

Aiuto allee donne, maltrattamenti da mariti e conviventi

Riguardo ai dati, invece, dell'assistenza alle donne, nel Milanese la Fondazione Somaschi gestisce undici centri di aiuto e accoglienza: un centro a Milano in piazza XXV aprile, cinque centri principali a Rho, Cassano d’Adda, Melzo, Rozzano e San Donato Milanese e altrettanti sportelli a Bollate, Cernusco Sul Naviglio, Corsico, Assago e Peschiera Borromeo.

Da gennaio a novembre 2020 si sono rivolte a queste strutture 491 donne, principalmente italiane (62%), di età compresa tra i 35 e i 44 anni (32%) e tra i 45 e 54 anni (25%), con un discreto livello di istruzione (diploma di scuola secondaria di secondo grado 30%). La maggior parte di loro ha uno o più figli minori (60%), per lo più tra i 6 e i 13 anni di età (35%). La violenza più frequentemente denunciata è psicologica (82%), seguita da quella fisica (65%), economica (16%), sessuale (12%) e stalking (8,7%). Nella maggioranza dei casi gli autori del maltrattamento sono i mariti (62%) o i conviventi (21%).

Numeri sostanzialmente in linea con quelli del 2019, quando gli accessi totali agli allora sette centri della Fondazione Somaschi erano stati in tutto l'anno 550. La media di donne che ogni mese si rivolge a ogni singolo centro della onlus è leggermente calata, passando da più di 6 a circa 5. Un calo dovuto alle restrizioni di movimento imposte dalla pandemia, che solo nel mese di marzo ha determinato una riduzione degli accessi di circa il 40%.

Lockdown, maltrattamento più difficile da intercettare

«Nel primo lockdown - dichiara Sainaghi - la sorveglianza da parte dell’autore di violenza è diventata costante rendendo molto difficile per le donne anche solo contattarci telefonicamente. Le situazioni di maltrattamento si sono spesso acuite a causa della convivenza continua e nei mesi successivi si è registrata una forte ripresa delle richieste di aiuto». Ed infatti il numero di donne messe in protezione negli alloggi segreti della onlus si è incrementato: nel 2020, fino a novembre, sono state accolte 27 donne, di cui 23 con figli (in totale 33 minori). Nel 2019 erano 29, di cui 17 con figli (in totale 31 minori).

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