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Cronaca

Auto di lusso e casa a Citylife, nei guai lo "Scarface" di Milano

Protagonista dell'operazione della guardia di finanza è il catanese Wiliam Alfonso Cerbo

Tre persone sono state arrestate dalla guardia di finanza per associazione a delinquere e truffa. L'operazione di polizia giudiziaria ha messo nel mirino una consorteria criminale, ritenuta legata ad un clan di “Cosa Nostra”, come riporta PadovaOggi. Protagonista dell'operazione è il catanese Wiliam Alfonso Cerbo, detto "Scarface". L'uomo, 39 anni, viveva in un prestigioso appartamento a Citylife, Milano, da dove secondo quanto rivelato dagli investigatori dirigeva tutto: comprava grossi ordini con le sue aziende e poi non pagava mai. Una vita estremamente di lusso anche se ufficialmente nullatenente.

Nei giorni scorsi, i finanzieri del Comando Provinciale di Padova, diretti dalla procura della Repubblica di Rovigo, hanno dato esecuzione a un’ordinanza restrittiva della libertà personale nei confronti del promotore e dei principali appartenenti a un’associazione per delinquere, finalizzata alla truffa, promossa da "Scarface" già emerso in altri contesti investigativi per ipotizzati legami con il clan Mazzei di "Cosa Nostra".

Le indagini contro "Scarface"

Le attività d’indagine, scaturite da un’analisi di contesto sviluppata dal Comando Regionale Veneto, sono state avviate dalle fiamme gialle di Este nel mese di maggio del 2020, a ridosso della conclusione del primo lockdown: è stato disarticolato un complesso meccanismo di frode che ha cagionato danni di rilevante entità nei confronti di oltre 60 operatori economici dislocati sul territorio nazionale (dai marchi leader alle piccole realtà locali in diversi settori), in particolare nelle regioni Calabria, Campania, Emilia Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, Toscana, Trentino Alto Adige e Veneto.

Nel dettaglio, il sodalizio criminoso - che vede coinvolti, a vario titolo, 13 soggetti, di cui uno indagato per ricettazione e alcuni percettori del reddito di cittadinanza, e oltre 20 società ubicate nelle province di Bologna, Brescia, Milano, Modena, Padova, Novara e Varese - approfittando anche della forte recessione economica dovuta all’emergenza covid-19, aveva individuato due strutture, apparentemente floride, site nelle zone industriali di Sant’Elena (Padova) e Carmignano di Brenta (Padova), quali basi logistiche dell’organizzazione. Grazie all’assistenza di due professionisti (uno della provincia di Padova e l’altro nel Catanese), il sodalizio, alterando i dati di bilancio e individuando “prestanome” insospettabili, rigenerava aziende, di fatto inattive o decotte, al solo scopo di renderle appetibili al mercato e di poter avviare collaborazioni commerciali per approvvigionarsi, indiscriminatamente, di significativi quantitativi di merce. 

Comprava e non pagava

I prodotti "acquistati", che sostavano nelle citate basi operative il tempo strettamente necessario per organizzare logisticamente il loro successivo trasferimento, venivano trasportati in un capannone nella provincia di Brescia e, successivamente, distribuiti ad ulteriori operatori economici attraverso canali secondari. Proprio nel capannone di Brescia, nel novembre 2020, i finanzieri della Compagnia di Este, intercettando i dati di alcuni documenti di trasporto, hanno sottoposto a sequestro beni per oltre 1,2 milioni di euro, tutti derivanti dalle condotte truffaldine perpetrate dal sodalizio nel Nord Italia.

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