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Cultura Cenisio Monumentale / Via Giulio Cesare Procaccini

Fabbrica del Vapore. Che fine faranno l'archivio video e la biblioteca?

Careof, una delle associazioni che ha "costruito" l'archivio dal 2008: «Pochi giorni per andarcene se non vinciamo il bando, ma vogliamo che il Docva resti a Milano»

Con il bando che "azzera" la Fabbrica del Vapore di via Procaccini mettendo a gara tutti gli spazi, si apre anche il caso dell'archivio curato da Careof e del Docva (Documentation center for visual arts), gestito insieme all'associazione Viafarini. Il bando - già pubblicato e di cui erano state illustrate le caratteristiche principali - chiuderà il 15 aprile. Le buste verranno aperte il 22 aprile: questo significa che i non vincitori dovranno lasciare gli spazi poco dopo. 

In una lettera aperta, l'associazione Careof ha voluto "aggiornare" coloro che seguono le sue attività riguardo a queste vicende e alla sfida della "nuova" Fabbrica del Vapore, rimarcando la propria posizione «neutrale e propositiva» di fronte al battage (mediatico e non) che si è venuto a creare con il mancato rinnovo delle concessioni preesistenti.

L'archivio del Docva nel suo complesso è stato riconosciuto "di rilevanza nazionale" dal ministero dei beni culturali: questo significa che è vincolato e non può essere spostato, alienato o donato senza una specifica autorizzazione del ministero stesso. Ma soprattutto significa che si tratta di un patrimonio davvero importante: oltre 8 mila video d'artista (e sono 1.317 gli artisti che sono "passati" da Careof a partire dal 2008, attraverso mostre, workshop e incontri), per non dire dei 30 mila volumi raccolti nella biblioteca.

Un materiale anche "fisicamente" complicato da movimentare, per cui trovarne un'altra collocazione in poco tempo. Careof, nella lettera aperta, annuncia la partecipazione al bando con un nuovo progetto, ma si chiede anche che cosa succederebbe dell'archivio e della biblioteca, se non dovesse vincere. «Ci sono arrivate proposte da altre amministrazioni comunali di ospitare gratuitamente la nostra associazione - scrive Careof - ma crediamo con fermezza che Careof e il suo archivio debbano restare patrimonio della città di Milano».

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