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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Fabbrica del Vapore, il comune riparte da zero con Fondazione Milano

Presentati i bandi per il bar, il ristorante e i 15 spazi. Fondazione Milano alla direzione artistica della struttura. I dubbi degli operatori presenti oggi

A giudicare dal numero di persone presenti in Fabbrica del Vapore per capire qualcosa del nuovo bando del comune di Milano, che andrà a sostituire gli operatori attuali, l'argomento interessa. Si tratta, del resto, di un luogo unico non solo in città ma forse anche in Italia, mai valorizzato a sufficienza dal quello stesso comune che ora "riparte da zero" mettendo a bando - alla scadenza delle vecchie concessioni - quindici lotti, ricavati riorganizzando gli spazi e rendendone disponibili alcuni nuovi (ma vuoti da qualche anno), oltre al bar e al ristorante, quest'ultimo mai partito. Per presentare le offerte c'è tempo fino al 15 aprile. Il bando per ora è stato presentato: per la pubblicazione si parla di inizio marzo.

Non solo: Palazzo Marino ha anche stabilito che sarà Fondazione Milano a "dirigere" la Fabbrica del Vapore. L'ente pubblico delle scuole civiche (teatro, cinema, musica e lingue) avrà un suo spazio interno per eventi specifici (incontri e masterclass) ma soprattutto coordinerà le attività di tutti gli altri, in modo da organizzare un "calendario condiviso di eventi", con lo scopo principale di attrarre persone: questo è infatti, ad oggi, il vero punto debole della Fabbrica, poco conosciuta dai milanesi (e dai turisti) se non per eventi specifici di grande richiamo.

Fabbrica del Vapore © Melley/MilanoToday

I bandi, in realtà, saranno due. Uno è relativo al bar e al ristorante. La concessione durerà 9 anni con un canone base di 10 mila euro più Iva per il bar (426 mq) e di 12 mila euro più Iva per il ristorante (642 mq). I concessionari dovranno pagare una royalty base al comune del 3%. Il 30% del punteggio riguarderà il rialzo sul canone e sulla royalty, il 70% valuterà l'offerta tecnica: proposta gastronomica, progetto di allestimento e altro.

L'altro bando mette a concorso 15 spazi da 100 a 865 mq, di cui uno riservato ad archivio e biblioteca al servizio di tutti gli altri operatori della Fabbrica. Questa volta la concessione dura quattro anni rinnovabili per altri due. Il canone sarà, per uno spazio-tipo di 268 mq, di 16.451 euro più spese per le imprese "profit", scendendo a 11.725 più spese per le "start-up" (imprese con meno di 36 mesi di attività) e a 7.035 euro più spese per le associazioni senza fini di lucro. In questo caso, il 10% del punteggio riguarderà il rialzo sul canone base, mentre il 90% riguarderà il progetto individuale e il contributo proposto per lo sviluppo della Fabbrica nel suo insieme.

«Milano ha spazi pubblici che se valorizzati possono scatenare un potenziale che fa 'viaggiare' la città», ha spiegato l'asssessore al tempo libero Chiara Bisconti nella presentazione del progetto. E per Filippo Del Corno, assessore alla cultura, «la Fabbrica del Vapore ha smarrito la sua funzione originaria: noi vogliamo mettere in comune le esperienze tra chi abita lo stesso spazio e, al tempo stesso, coinvolgere la città con una maggiore apertura del luogo». Monica Gattini Bernabò, direttrice generale di Fondazione Milano, ha voluto sottolineare che la fondazione non userà il suo potere di "direzione artistica" per dire agli operatori che cosa fare e che cosa non fare, ma solo per «far sì che tutti trovino momenti per rilanciare la Fabbrica». E ha assicurato che queste idee, questi momenti «non saranno calati dall'alto». Poi ha affermato: «Oggi si festeggia la riapertura di uno spazio». Spazio che, in realtà, sarebbe aperto già oggi, se solo in tanti anni Palazzo Marino (con giunte differenti) lo avesse promosso meglio.

«I meccanismi sono gli stessi che ci sono stati contestati per il passato: si fa uno scambio tra uno sconto sull'affitto e le attività utili collettivamente», argomenta a MilanoToday Ranuccio Sodi, presidente dell'associazione FdvLab che riunisce diversi operatori oggi in Fabbrica: «Se non hanno funzionato, e in parte è vero, perché si ripropongono?». Non solo, Sodi critica anche la durata limitata delle concessioni: «Oggi l'arte e la cultura hanno quasi sempre un apporto tecnologico di alto valore, che significa investimenti da ammortizzare. Se un privato investe, che garanzie ha di fronte a una concessione di quattro anni più due? Con la prospettiva, poi, che Fondazione Milano arrivi a dirgli di fare una cosa o non farne un'altra?».

Ma quale ricetta alternativa poteva essere avanzata? «Milano era ed è capitale della comunicazione, dell'arte, della tecnologia. Sarebbe stato meglio coinvolgere i privati per portarli a investire, creare lavoro e "aprire" maggiormente la Fabbrica del Vapore, anziché espandere l'intervento pubblico con Fondazione Milano, che non si sa ancora quanto denaro investirà nella sua direzione artistica».

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