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Cultura

"Il più grande comico morente, la comicità e il teatro di Nicola Vicidomini"

Dal 1 ottobre in vendita la monografia dedicata a Nicola Vicidomini

Di lui Cochi Ponzoni, l'indimenticabile metà del duo milanese Cochi e Renato, scrive: "Una volta portai un mio amico a vedere un suo spettacolo e, nel corso della performance, con gli occhi di meraviglia, mi disse: «Io non capisco perché, ma rido come un matto». Proseguì: «C’è qualcosa che mi sfugge». Poi, continuando a sorprendersi del suo stesso riso: «Non riesco proprio a identificarne le cause e a smettere di ridere». Anche io, che a differenza sua ero preparato, ridevo parecchio e fui attraversato con molto piacere dalla stessa, inesplicabile, sensazione. Questo rimane, a mio avviso, il più bel complimento" che si possa fare a un artista. Le parole di Nino Frassica, altro numero uno dei palchi italiani, sono attraversate dallo stesso, incredibile entusiasmo: "Nel panorama attuale poche cose sono in grado di sorprendermi e divertirmi, ai suoi spettacoli rido moltissimo - dice -. Rido per le canzoni al pianoforte, per i versacci, per le situazioni surreali inimmaginabili, per il suo essere costantemente e senza tregua politicamente scorretto, indecente, animalesco".

Il lui in questione è Nicola Vicidomini, classe 1983, amalfitano di Tramonti. E lui è tutto questo: artista, teatrante, "animale" a volte, scorretto quasi sempre e spesso indecente. Dal 1 ottobre in vendita ci sarà un libro edito dalla milanese "Mimesis edizioni" e dedicato interamente a lui: "Il più grande Comico Morente - la comicità e il teatro di Nicola Vicidomini". Si tratta di un saggio monografico a più voci a cura di Enrico Bernard, impreziosito dalle prefazioni di Cochi Ponzoni e Nino Frassica e da una postfazione di Maurizio Milani. 

Nelle 140 pagine del libro autorevoli critici, scrittori, intellettuali e docenti universitari, analizzano il pianeta Vicidomini. Considerato un innovatore del linguaggio umoristico e della scrittura di scena, il "comico morente" - come ama definirsi - ha dato vita a uno stile senza precedenti, che individua in una visionarietà di intonazione mistica e grottesca il suo elemento fondante. Assistere ai suoi spettacoli è fare un viaggio tra i fallimenti, i successi - rari - e le più grandi paure dell'uomo, con tratti "forti", volutamente esagerati, sempre caratteristici e sempre totalmente liberi che spingono a riflettere. 

Non a caso il drammaturgo e regista italiano Enrico Bernard ne tratteggia questo profilo, sottolineando che è "un hylare, più che un comico": "Il vero comico è come vuole e come si presenta Vicidomini sempre e solo un comico morente, ossia un tragicomico, ovvero un portatore di tragedia capace di unire il sorriso e il pianto. In tal senso il comico morente non ha la battuta facile per far ridere, bensì assume su di sé un significato, un’intenzione storica e politica - in senso ampio del termine, beninteso - come nella tradizione del gramelot dei primi saltinbanchi e comici cui attinse Dario Fo". 

A Vicidomini - che è il padre degli spettacoli "Fauno", "Scapezzo", "Veni Vici Domini" e che ha partecipato a Stracult, Colorado e Che tempo che fa, giusto per citarne alcuni - hanno voluto dedicare un pensiero, un contributo nel libro il critico cinematografico Marco Giusti, padre e conduttore di Stracult, il conduttore Rai, scrittore e docente universitario Guido Barlozzetti, gli scrittori Fulvio Abbate, Andrea Di Consoli, Riccardo Rosa e Nando Vitali, la nota autrice umoristica Federica Cacciola alias Martina Dell'Ombra, il saggista e docente universitario Alfonso Amendola e il celebre direttore della fotografia Blasco Giurato.

Agli occhi dei milanesi, forse, il complimento più bello a Vicidmoni lo ha fatto Cochi: "Nicola, qualche decennio fa - ha assicurato - avrebbe fatto parte, a pieno titolo, del nostro Gruppo Motore". I comici di punta di quel gruppo - che poi finirono al Derby guidati da sua maestà Enzo Jannacci - erano proprio Cochi e Renato.  

Foto - La copertina del libro

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