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Cultura

Una mostra fotografica racconta Milano in 'cinque viaggi'

La rassegna, a ingresso gratuito, raccoglie gli scatti di Guido Guidi

Milano e i suoi cambiamenti narrati per immagini. È la mostra fotografica Cinque viaggi 1990 - 1998, che raccoglie gli scatti di Guido Guidi ed è esposta al monastero di Astino di Bergamo (in via Malj Tabajani, 4).

La rassegna, a cura di Corrado Benigni e presentata dalla Fondazione Mia, include 60 fotografie realizzate negli anni '90 da Guidi, considerato tra i maestri viventi della fotografia italiana e europea, che più d’ogni altro ha esplorato i confini e i margini del paesaggio contemporaneo evitando ogni romanticismo nostalgico e ogni forma di spettacolarizzazione.

La mostra

L'esposizione unisce, per la prima volta, immagini nate nell’ambito di due importanti progetti pubblici di documentazione – Archivio dello spazio e Milano senza confini – e altre fotografie sino ad oggi mai esposte né pubblicate, che Guidi ha selezionato dai negativi dell’epoca. La mostra si configura in questo modo come occasione di rilettura e sistematizzazione di una fase di lavoro centrale nella biografia artistica del fotografo, che dopo esserci concentrato su Sardegna, Emilia-Romagna e Veneto, decide di raccontare il capoluogo lombardo in uno dei periodi, quello a cavallo tra gli anni '80 e '90, in cui attraversò i cambiamenti più radicali.

In queste immagini - spiega Fondazione Mia - Guidi raccoglie tracce del passato e del presente, racconta la mutevolezza della nostra realtà nel tempo, come la trasformazione di città e paesaggi attraverso l’intervento umano. Il suo linguaggio riflette il nostro processo di cognizione visiva attraverso il mezzo della fotografia, mettendo in discussione la mutevolezza e la sensibilità della nostra stessa percezione. Con questo progetto Guidi si concentra per la prima volta quasi interamente sul paesaggio urbano, sul tema della città, che mediato dal suo sguardo diviene un universo realistico e fantastico al tempo stesso, uno spazio dai confini sfrangiati e mutevoli, teatro per eccellenza della tentacolare sconnessione contemporanea. 

"Guidi - scrive Corrado Benigni nel testo del catalogo, edito da Mack - rappresenta Milano e i suoi dintorni cercando un’attenzione diversa alle forme della città, che non fa più affidamento sul potere evocativo dei nomi delle strade, delle piazze, delle architetture, come se questi fossero di per sé risolutivi, come se bastasse nominare un luogo per evocarne e rappresentarne i caratteri, l’essenza, lo spirito. Cerca piuttosto di lavorare con uno sguardo che presuppone i nomi e dunque la storia della città, descrivendone le forme in una percezione più individuale: come la consistenza della luce, la densità dei colori e della materia, la concentrazione e rarefazione della traiettoria, il fluidificarsi o congelarsi delle linee di movimento. E soprattutto un’essenziale relazione con gli oggetti…In questi 'viaggi' non c’è l’uomo, ma tutto è impregnato del suo corpo, del suo respiro, dei suoi sguardi. E in tutto questo, preponderante e dominante è il fascino della solitudine e dell’incanto del silenzio e dell’immobilità".

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