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Nome al tavolo Blackjack, l'ultimo libro di Valter Binaghi

È la storia di un giocatore che si ritrova a indagare su un omicidio. Per risolvere il mistero, tuttavia, dovrà prima fare i conti con sé stesso

“Sono un cavaliere di ventura, non un lacchè del dollaro, l’ultimo testimone di una libertà che questo mondo non sa più apprezzare”, così Valter Binaghi definisce Francesco Branca, “al secolo” Blackjack, il protagonista del suo ultimo romanzo Nome al tavolo Blackjack, (Perdisa Pop, 2013, 272 pagine, 16 Euro).

Si tratta dell’ultimo lavoro di Binaghi, scomparso nel luglio 2013. Il testo è stato scritto con l’aiuto di un giocatore professionista e — come assicura Antonio Polacci, curatore del libro — non ha subito nessuna modifica in fase di editing. Quello che è andato in tipografia è ciò che la penna di Binaghi ha fissato su carta. Stop.

È un thriller. Ma non di quelli americani con un ritmo veloce e ricco di colpi di scena. La trama è secca, senza fronzoli. Funzionale. Blackjack è un giocatore d’azzardo che prende posto ai più grandi tavoli d’Europa. La sua carriera sul velluto verde, però, s’incrocia prima con una donna affascinante e poi con un omicidio che cercherà di risolvere facendo anche i conti con sé stesso. Branca è un giocatore “vecchio stile”: giacca e cravatta, sempre. Anche durante le cene famigliari. Ha gusti raffinati e ama il lusso, ma non dimentica le sue origini (il padre è un anziano professore di filosofia di un liceo dell’hinterland milanese).

I personaggi sono ben delineati e impregnati della visione del mondo di Binaghi. C’è l’assessore provinciale che conosce i giri malavitosi del suo territorio ma non denuncia; ci sono gli imprenditori “lumbard” della provincia, oltre a lavoratori e anziani del bar che si macchiano di una xenofobia non simpatica allo scrittore. Ci sono anche personaggi umili e di grande moralità, come la proprietaria di un negozio di alimentari che non esita ad aiutare una famiglia in difficoltà.

Blackjack è il motore del libro. Rossana, la donna di cui si innamora, è il carburante che fa progredire la storia. La trama è ricca di contaminazioni “binaghiane”. Molto spesso il lettore si trova di fronte al pensiero dello scrittore sui grandi temi economici e politici: crisi dei subprime e antiamericanismo, in primis. E in molti punti sembra di partecipare a una lezione del professore del Liceo Cavalleri.  È la sua ultima opera letteraria, questo mette una certa malinconia ai suoi lettori più affezionati che negli ultimi anni sono rimasti affascinati dalla storia di Melissa, Bonetti e Arvo. Non ci sarà un seguito né un altro testo. Binaghi mentre scriveva sapeva di mettere un punto fermo alla sua vita di scrittore e non solo, tanto che al termine della sua opera scrive: “Mettere il punto, è sempre la cosa più difficile, nei romanzi e nella vita”.

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