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Cultura Porta Venezia / Piazza Guglielmo Oberdan

Salvato (in parte) lo Spazio Oberdan: la sala cinematografica resterà pubblica e attiva

L'amministrazione comunale ha così concesso il cambio di destinazione d'uso per le sole porzioni destinate ad uffici amministrativi e sale espositive. In questo modo la sala cinematografica intitolata ad Alda Merini è salva

Il comune di Milano ha deciso che lo Spazio Oberdan di viale Vittorio Veneto 2 rimarrà un luogo pubblico, un presidio artistico e culturale aperto alla città e a tutta la provincia.

Palazzo Marino ha infatti salvato lo Spazio Oberdan dall’alienazione decisa dalla Città Metropolitana, proprietaria del palazzo in stile Liberty di Porta Venezia, separando il destino del piano terra, dove si trovano la sala cinematografica e il foyer, da quello degli altri piani dell’edificio. L’amministrazione comunale ha così concesso il cambio di destinazione d’uso – chiesto dall’ente proprietario per poter procedere alla vendita dell’immobile, non più necessario alle nuove funzioni della Città Metropolitana – per le sole porzioni destinate ad uffici amministrativi e sale espositive. In questo modo la sala cinematografica intitolata ad Alda Merini, con oltre 190 posti a sedere e una media di 900 proiezioni a stagione, continuerà ad essere parte fondante del panorama culturale milanese.

Da anni rappresenta una meta imprescindibile per gli appassionati di cinema, un luogo di culto per i tanti milanesi che partecipano alle proiezioni della Fondazione Cineteca Italiana. Per ora il calendario degli eventi non si spinge oltre il mese di giugno, ma sarà presto aggiornato.

“La valorizzazione degli spazi pubblici e l’ampliamento dell’offerta artistica - affermano gli assessori Alessandro Balducci (Urbanistica) e Filippo Del Corno (Cultura) - sono stati in questi anni i principi fondanti dell’eccezionale sviluppo di Milano come polo attrattivo nazionale ed internazionale. La tutela di un luogo simbolo della cinematografia d’autore come lo Spazio Oberdan non poteva che essere parte integrante di questa politica culturale”.

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