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Nuovo Teatro I: "Siamo bloccati dalla burocrazia all'italiana"

Lo sfogo dei direttori della struttura di via Ferrari

Milano che si crede - ed è in un certo senso - capitale del teatro in Italia, si lascia scappare un teatro che ha chiuso - un po' per protesta un po' per rassegnazione - la stagione 2015/2016 in anticipo e, nonostante questo, non ha ancora visto un "sobbalzo" da parte delle istituzioni comunali per un cambio di rotta.

La vicenda del Teatro I, affermatosi nel tempo come sala d'avanguardia, capace di conquistare un pubblico, è appesa ancora al filo delle mancate risposte. Due dei tre direttori (Federica Fracassi e Renzo Martinelli) lo hanno spiegato bene in una intervista rilasciata a "Zero Milano". 

Un po' di storia, in premessa: quelli del Teatro I entrano nella struttura - comunale - di via Gaudenzio Ferrari, accollandosi i canoni d'affitto e la manutenzione ordinaria e straordinaria, mentre Palazzo Marino ha risistemato il tetto dell'edificio. Poi - durante la giunta Moratti - la richiesta, da parte del comune di Milano, di presentare un progetto di ristrutturazione.

Il progetto viene presentato ma sorgono diversi problemi burocratici. Uffici tecnici e sovrintendenza chiedono modifiche, i direttori della struttura rispondono sempre e intanto si "transita" per quattro assessori alla cultura, due per la giunta Moratti (Vittorio Sgarbi e Massimiliano Finazzer Flory) e due per la giunta Pisapia (Stefano Boeri e Filippo Del Corno). Forse anche per questo, forse per via di altri elementi insondabili, la "macchina" non parte. «La nostra - spiega a "Zero Milano" Federica Fracassi - è la tipica situazione italiana in cui le cose non procedono per un misto di burocrazia e di scelte politiche difficili».

E a chi giudica il progetto "troppo visionario" (magari per le pareti in cui si specchia l'acqua della Conca, oppure per la piazza interna all'edificio), Renzo Martinelli replica duramente: «Non abbiamo neppure ottenuto una messa in sicurezza degli spazi al momento, altro che la realizzazione di quel progetto, per altro concretissimo e non certo faraonico, e questo a fronte di un teatro che ha dimostrato di avere un modello di gestione sano, una sostenibilità economica, un pubblico molto fidelizzato, una comunità che ci accetta».

Si avvicinano le elezioni del 5 giugno 2016. Questo significa anche che molti dei temi sul tavolo degli assessori verranno presto sospesi e, forse, ripescati tra qualche mese. I tempi della politica democratica. Nel frattempo, in campagna elettorale qualcuno guarderà ai teatri e inventerà slogan anche per loro. Ma i teatri milanesi non hanno bisogno di slogan.

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