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Cultura Duomo / Via Larga

Nuova vita al Teatro Lirico, sarà la volta buona?

Il teatro "fratello minore" della Scala riaprirà entro il 2015: la giunta ha approvato i criteri per la scelta del nuovo gestore. 200 alzate di sipario, almeno 9 mesi all'anno

E' uno dei nervi scoperti della cultura a Milano, il teatro Lirico. Nato come fratello minore della Scala e inaugurato nel 1779, è chiuso dagli anni novanta. Ora la giunta ha approvato i criteri per la scelta del nuovo gestore, che ridarà vita a un luogo da sempre amato dai milanesi. Il nuovo gestore verrà scelto sulla base dell'offerta economica più vantaggiosa per il comune.

La riapertura dev'essere garantita entro maggio 2015. E il teatro dovrà restare aperto per almeno nove mesi all'anno, con 200 alzate di sipario fra teatro, musica, danza e altre forme sperimentali di spettacolo. Per quindici giorni all'anno il comune potrà utilizzarlo gratuitamente. La gestione (al massimo trentennale) dovrà ovviamente riguardare anche tutti gli aspetti amministrativi, economici ed organizzativi.

Saranno permesse forme di sponsorizzazione e di partnership (ma non per alcolici, armi, tabacco e altri prodotti che arrechino "danno all'immagine del comune"), mentre il gestore non potrà cambiare il nome al teatro, che dal 2003 è intitolato a Giorgio Gaber. "E' chiuso e abbandonato da troppi anni - ha commentato Pisapia - e ora può tornare a vivere e a offrire bellissimi spettacoli come è sempre accaduto in passato".

Non è la prima volta che il comune di Milano si occupa di ridare vita al Lirico. Nel 2003 la società dell'impresario Gianmario Longoni (che all'epoca gestiva lo Smeraldo e il Nazionale) si aggiudicò un bando per ristrutturare il teatro e farne uno spazio polifunzionale: palco e platea, ma anche una biblioteca aperta al pubblico, negozi e un ristorante. Nel 2007 il progetto era ancora vivo (e l'allora assessore alla cultura Vittorio Sgarbi lo presentò al pubblico con entusiasmo), tuttavia la spesa preventivata lievitò moltissimo rispetto ai quasi cinque miliardi di lire previsti e, complice la crisi della società di Longoni, nel 2011 venne revocata la convenzione.

Quasi dieci anni perduti, per Milano e i milanesi.

 

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