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Mercoledì, 17 Aprile 2024
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Vallanzaska: una canzone per ricordare a il dramma della Shoah

La canzone uscirà il prossimo 27 gennaio, giornata della memoria: "Molti non sanno cosa è successo o lo negano. Con questa canzone vogliamo ricordare quell'orrore"

Lettera. Si intitola così il nuovo video dei Vallanzaska, storica band Ska nata e cresciuta sotto la madonnina. Il testo parla della Shoah ed è per questo che sarà pubblicata il prossimo 27 gennaio. Nei giorni scorsi il gruppo ha girato il videoclip della canzone per le strada di Milano (regia Davide Romagnoni e Andrea Remondina). Sconcertanti i risultati: molti non sanno cosa sia la Shoah. Li abbiamo intervistati.

Di che cosa parla Lettera?
«Lettera è una canzone che parla della Shoah, tragedia umana e genocidio avvenuta durante la seconda guerra mondiale. Il testo è duro. Non è né poetico né metaforico, dice quello che è accaduto in modo crudo. Serve per ricordare a molte persone che non ricordano, o non vogliono ricordare, quello che è accaduto. Ma è una denuncia e protesta contro tutti gli olocausti della storia, la tratta dei neri che ha causato 20 milioni di morti, i curdi…».

Non c’è più memoria?
«Mi sono reso conto — risponde la Dava, Davideo Romagnoni, il cantante — che molta gente non ricorda o ignora. Nei giorni successivi alla morte di Erich Priebke (ottobre 2013, ndr) mi sono trovato il flusso di notizie di Facebook invaso da messaggi come “Onore al capitano”. Una cosa aberrante. Ho deciso di fare una canzone per ricordare a tanti che non vogliono ricordare quello che è accaduto».

Il video è stato girato nei giorni scorsi…
«Sì, volevamo fare un video sulla Shoah, ma senza usare immagini di repertorio. Così abbiamo deciso di realizzare una sorta di “candid camera”. La Dava (Davide Romagnoni, il cantante) si è vestito da deportato e ha camminato per il centro di Milano. Volevamo vedere quali erano le reazioni dei milanesi».

Come hanno reagito?
«All’inizio nessuno lo notava. Passare inosservati era già una prima reazione. Arrivato in Duomo si è seduto davanti alla galleria e qui qualcuno si è avvicinato. Il risultato è stato quasi sconcertante. Una ragazzina sui 15/16 anni gli ha chiesto se fosse un vero deportato. Ora, Davide ha 40 anni e la Shoah è di 60 anni fa. Questa ragazzina non aveva la minima idea della storia e di quello che è successo. Abbiamo ricevuto anche alcuni apprezzamenti, come quello di due poliziotti della Digos che prima ci hanno chiesto cosa stavamo facendo e poi ci hanno lasciati continuare complimentandosi». 
«…Ho anche ricevuto un invito a Tel Aviv da parte del sindaco che ci ha visto in piazza», aggiunge la Dava.

Perché il video uscirà il 27 gennaio? Annuncia il disco?
«Si e No. Lettera non annuncia il disco. Non è un singolo. È una canzone che sarà presente nel prossimo album previsto per marzo. Il video sarà pubblicato il giorno della memoria, il 27 gennaio. Punto». 

Potete anticiparci qualcosa del disco?
«Avrà tredici tracce, saranno tutti pezzi originali tranne una cover. Parleremo di Zanzare, amore, intercettazioni e crisi. Lo troverete a Marzo. Il nome non lo abbiamo ancora definito, forse si chiamerà “The Generazione”, nel senso di “Degenerazione”».

Nel 2010 in una vostra canzone cantavate “Non si suona più a Milano” (Milano sings, ndr). È cambiata la situazione?
«È cambiato poco. Non si suona più a Milano, lo ribadiamo. Quando suoniamo lo facciamo alla manifestazione di “Partigiani di quartiere”, nei festival dell’hinterland o nei centri sociali. I locali storici in cui suonavamo dieci anni fa non esistono più, non sono stati “rimpiazzati”».

È “tutta colpa di Pisapia”? 
«L’unica cosa buona che ha fatto è fare di più per gli artisti di strada. L’arte per le vie della città è sinonimo di cultura e bisogna fare in modo che ci sia; però sul versante “spettacoli” ha toppato. A Milano si suona sempre meno, e anche adesso i musicisti di strada continuano ad avere problemi con i vigili durante le loro esibizioni».

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