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Venerdì, 29 Marzo 2024
Dossier Ambiente San Giuliano Milanese / Via Monferrato

La bomba chimica su Milano

Le ipotesi sulle cause dell'incendio di San Giuliano Milanese. L'impianto non era classificato tra quelli a rischio. Il presidente dell'azienda è il leader della campagna green di Assolombarda che nel 2014 aveva chiesto una deregulation delle norme

NitrolChimica, secondo l'associazione più importante di imprenditori di Confindustria, era un modello ecologico. La società per azioni proprietaria dell'impianto di rigenerazione dei solventi, distrutto da un gigantesco incendio mercoledì 7 settembre a San Giuliano Milanese, è infatti al vertice dei programmi ambientali di Assolombarda. Il suo presidente, Riccardo Bellato, è anche presidente del Green Economy Network, la rete verde che raccoglie aziende come Eni, Enel, Breda e A2A. Bellato è poi vicepresidente del Gruppo chimici e della Piccola industria di Assolombarda. E in più occasioni aveva chiesto la deregulation della normativa italiana per rendere la Lombardia, secondo il suo punto di vista, competitiva con il resto d'Europa.

Video reportage, le testimonianze: "Mai vista una cosa del genere"

L'incendio, nel quale sono rimasti gravemente feriti due dipendenti di 44 e 57 anni, ha sollevato dense nuvole di fumo nero che per ore hanno minacciato l'hinterland meridionale di Milano. Una zona costretta a convivere con l'industria chimica: in tutta la provincia milanese 530 imprese danno lavoro a quasi 35mila persone per un fatturato di 33 miliardi. Di queste, 37 aziende con oltre 6mila dipendenti operano a sud di Milano con un fatturato di oltre 6 miliardi, comprendendo i territori di San Giuliano e San Donato Milanese.

Mancava acqua negli idranti

Oltre che dall'enorme quantità di solventi avvolta dalle fiamme, le operazioni di spegnimento - secondo alcune testimonianze che Dossier ha raccolto tra i vigili del fuoco - sono state ostacolate dall'insufficiente pressione dell'acqua negli idranti della rete urbana: tanto che per alimentare il lancio di schiumogeno sono state inviate diverse autobotti, tra le quali una della Protezione civile di Milano, e un camion antincendio in servizio all'aeroporto di Linate. “C'era tanto solvente. Abbiamo fatto davvero fatica a contenere il fuoco, perché non si propagasse ai capannoni accanto”, racconta un pompiere al cambio turno in serata, chiedendo l'anonimato.

Dalle richieste di soccorso al 112, poco prima delle 10.30, all'arrivo di un numero sufficiente di rinforzi sono trascorsi circa 40 minuti: sia per il traffico lento del mattino lungo la tangenziale che porta a San Giuliano, sia per gli ingorghi che da giorni interessano la periferia est e sud di Milano per l'interruzione di alcuni tratti della linea verde della metropolitana. I carabinieri sono invece arrivati poco dopo le prime chiamate. E hanno subito raccolto le testimonianze sulle possibili cause dell'incidente. Ci sarebbe stata una perdita di solvente, altamente volatile e infiammabile, da parte di una cisternetta che ha preso fuoco. Uno dei dipendenti ha portato il grosso contenitore all'esterno con un carrello elevatore, rimanendo così ustionato. Il coraggioso tentativo di evitare il disastro non ha impedito la propagazione dell'incendio sulle pozze di solvente rovesciato all'interno del capannone. La squadra investigativa dei vigili del fuoco sta accertando se la quantità di sostanze infiammabili accumulata rispettasse i limiti dell'autorizzazione. Alcune fotografie rivelano un'impressionante colata infuocata di solvente in uno dei vicoli accanto al deposito.

Il terrore alla prima esplosione

“C'è stata una botta forte poco prima delle dieci e mezzo, la prima esplosione - racconta Nourodine Nafii, 33 anni, operaio nella carrozzeria accanto alla NitrolChimica - e ho subito telefonato a mia moglie. Abitiamo proprio di fronte al deposito, al di là della strada. Lei era in casa con la nostra bimba di due anni e mezzo. Mi ha detto che la finestra si era spaccata. Era terrorizzata. Qualcuno ha poi dato l'allarme e abbiamo spostato le auto che avevamo in carrozzeria. Una dopo l'altra, sentivamo altre esplosioni”. Di quei botti, poco prima che arrivi il buio della sera, nel cortile dell'azienda distrutta rimangono decine di bidoni svuotati e deformati dal calore.

La zona industriale intorno agli uffici e agli impianti della NitrolChimica, in via Monferrato 118 a un quarto d'ora a piedi dalla frazione di Sesto Ulteriano, è stata sgomberata per un raggio di circa un chilometro e soltanto nel tardo pomeriggio i proprietari e i dipendenti delle aziende vicine sono potuti rientrare. L'Arpa Lombardia, l'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente, ha installato centraline per registrare l'eventuale presenza di sostanze tossiche nell'aria. Ma a parte il fumo dell'incendio ricco di ossidi di azoto, non sono state riscontrate diossine. I vigili del fuoco che più si sono avvicinati al rogo, una volta terminato il turno, hanno chiuso tutte le loro tute e i caschi in sacchi sigillati: una misura di sicurezza, per la presenza di amianto nelle strutture del capannone bruciato.

La mappa degli impianti a rischio

Nitrolchimica è specializzata nel recupero e nel trattamento di rifiuti industriali, pericolosi e non, e in particolare nella rigenerazione e nella vendita di solventi e di materie prime secondarie, ricavate dagli scarti. La società nei suoi documenti dichiara una capacità di trattamento autorizzato di 20mila tonnellate all'anno, circa milleseicento al mese su un'area di 10mila metri quadrati. L'impianto, per le sue caratteristiche, non è comunque iscritto nell'elenco delle aziende a rischio di incidente rilevante previsto dalla direttiva Seveso, l'insieme di norme europee decise dopo la fuga nel 1976 di una nube di diossina che ha investito la cittadina della provincia di Monza e Brianza. Delle 530 industrie chimiche della provincia di Milano, soltanto 63 rientrano nell'elenco. Altre 19 sono in provincia di Monza e Brianza, 18 in quella di Lodi per un totale in Lombardia di 262 impianti a rischio di incidente rilevante, secondo un censimento del 2020 pubblicato dal Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente.

La società di Riccardo Bellato aveva da poco rinnovato la sua certificazione per la rigenerazione e la vendita di solventi e di materiali di recupero, il trattamento e smaltimento di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi di origine industriale e l'intermediazione di rifiuti. Il documento, rilasciato il 18 maggio 2022 dall'ente Certiquality di Milano, è valido fino al 2025.

Incendio Nitrolchimica San Giuliano (foto Mt)

L'ostacolo della burocrazia

Proprio la complicata burocrazia che circonda il rilascio delle autorizzazioni in Italia era stato l'argomento di un intervento di Bellato nel 2014, quando era presidente del Gruppo chimici di Assolombarda. “Nonostante le difficoltà della crisi mondiale - sono le sue parole - il nostro Paese cerca di rendere il tutto ancora più gravoso rispetto ai nostri competitor europei: complessità delle normative ambientali e la loro disomogeneità rispetto al resto dell'Europa e un divario insopportabile dei costi energetici, mediamente il 30 per cento in più”. E, sempre quel giorno, aveva salutato così i partecipanti: “Della chimica si dicono spesso cose brutte, magari domani vi ricorderete anche della sua bellezza, perché la chimica non è solo intorno a voi, ma anche dentro di voi: pensate a quell'esplosione che provate quando vi innamorate”.

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