Quando parla del suo viaggio dice la parola "game". Gioco. Evidentemente chi lo ha costretto a intraprendere quella traversata nel cassone di un tir doveva avergli fatto credere che era una passeggiata. Una sorta di gioco dell'oca, con pedine tragicamente umane, che però qualche settimana dopo lo ha fatto finire nel sottoscala di un minimarket di Milano insieme ad altri sette uomini. Tutti chiusi a chiave lì dentro, quasi che quel locale fosse la "pancia" di una delle carrette del mare che sfidano le onde e la morte. Loro - il 25enne Israfil, bengalese del Manikganj - e tutti gli altri attendevano gli scafisti, ma quelli di terra, quelli in grado di farli sparire dall'Italia e di farli riapparire oltre la frontiera, in Francia o Svizzera che sia.
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