Si è opposta con tutte le sue forze. Non accettava di aver sopportato così tante umiliazioni e violenze solo per finire su una strada milanese a vendere il suo corpo. “A quel punto sono arrivati tre giovani nigeriani nella casa dove vivevo, hanno bevuto e si sono drogati. Poi mi hanno messo del nastro isolante sulla bocca”. Esther (nome di fantasia che assegniamo per questioni di sicurezza, ndr) urlava, sperando che qualcuno la sentisse. “Mi hanno bloccata e violentata più volte”. Dopo un altro episodio simile, ha capito che non c’era nulla da fare e ha accettato il suo destino: prostituirsi.
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