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Venerdì, 29 Marzo 2024
Economia

Addio Roma, anche l'Abi dalla capitale si sposta a Milano

L'associazione bancaria è la prima grande organizzazione imprenditoriale a ridimensionare la sua presenza a Roma, fino ad oggi la città d'Italia più importante per l'attività di lobby. "Le banche ormai sono tutte nella valle del Po"

L'associazione bancaria Abi da Roma si sposta verso Milano, un altro colpo negativo per l'immagine della capitale. Il progetto, secondo alcune fonti dell'Abi, è di cominciare a trasferire una parte dei dipendenti, favorendo allo stesso tempo l'uscita di quelli più vicini alla pensione.

Non è un vero addio, perchè l'Abi probabilmente manterrà una sede romana. Ma sarà la prima grande organizzazione imprenditoriale a compiere un passo del genere, ridimensionando la sua presenza nella città più importante per l'attività di lobby. L'obiettivo dichiarato è ridurre i costi, ma anche questo sembra un nuovo capitolo della "fuga dalla capitale" avviata dalle imprese negli ultimi anni. E del resto "Roma è un po' meno capitale", avrebbe detto il presidente Antonio Patuelli ai suoi collaboratori.

A Roma da decenni l'Abi ha la sua sede principale, nello storico palazzo Altieri in pieno centro. In piazza del Gesù, e in alcuni edifici poco distanti, lavorano alcune centinaia di dipendenti. A Milano c'è l'altra sede dell'associazione bancaria, nata proprio nel capoluogo lombardo nell'aprile del 1919. Radici importanti confermate ancora oggi dall'alternarsi delle riunioni del comitato esecutivo: un mese in piazza del Gesù e un mese in via Olona, a due passi da Sant'Ambrogio. Spostare il baricentro verso nord sarebbe come un ritorno alle origini, giustificato dai cambiamenti significativi degli ultimi anni.

"Le banche ormai sono tutte nella valle del Po", spiegano ad Askanews fonti di palazzo Altieri, perchè i maggiori istituti di credito sono tutti al Nord. E poi c'è l'unione bancaria, che ha spostato i poteri di vigilanza sulle banche più grandi dalla Banca d'Italia alla Bce, e quindi da Roma a Francoforte.

La riorganizzazione sarebbe quindi legata a esigenze pragmatiche, in linea con il pragmatismo del presidente Patuelli. Dal 1995 alla guida della Cassa di risparmio di Ravenna, dal 2013 Patuelli è al vertice dell'Abi ed è stato confermato fino al 2020, con un mandato extra votato all'unanimità con la piena fiducia dei banchieri.

Il piano dell'Abi, secondo fonti vicine al dossier, prevede un iniziale spostamento di 30-35 persone a Milano. Dovrebbe essere creato anche un fondo, con una durata fino a sette anni, per incentivare all'uscita il personale vicino all'età pensionabile. E per aumentare i risparmi l'associazione bancaria potrebbe rinunciare a palazzo Altieri, una sede sontuosa (l'edificio è del 1650) e molto onerosa. Per l'anno prossimo, del resto, l'Abi si prepara a festeggiare il suo primo secolo di storia.

Lo rotta verso Nord delle banche è un processo iniziato già da tempo, con l'assorbimento degli istituti del Centro-sud all'interno dei maggiori gruppi creditizi. Negli ultimi anni, poi, anche le grandi imprese hanno cominciato a lasciare Roma: dalle testate giornalistiche televisive come Sky e Tg5 alle aziende del settore chimico-farmaceutico. Spesso spinte da esigenze di accorpamento e taglio dei costi, ma incentivate a volte anche dall'immagine in declino della capitale. Una città che continua ad affascinare i manager delle multinazionali, scoraggiati però dalle emergenze perenni nei rifiuti e nei trasporti o dalle lentezze nella burocrazia e nella giustizia.

Le grandi organizzazioni imprenditoriali, dalla Confindustria alla Confcommercio, finora hanno mantenuto il quartier generale a Roma, sebbene i principali associati siano in larga parte al Nord. L'Abi invece muove un primo passo verso Milano e, in prospettiva, nuove funzioni potrebbero essere trasferite: la presenza nella capitale rischia di ridimensionarsi gradualmente, con un riequilibrio a favore della sede lombarda.

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